Valentina Tereshkova, prima donna sovietica nello spazio;
Svetlana Savitskaya, seconda donna nello spazio, prima “inquilina” della stazione spaziale Salyut 7;
Susan Helms, prima donna ad abitare nella ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.
Loro sono solo alcune delle donne che hanno segnato la storia, e che grazie alla loro ambizione e alla loro tenacia sono riuscite a trionfare in un ambiente prevalentemente maschile.
La lista dei primati di “donne spaziali” non è destinata a finire: dal 2017 la NASA con alcune aziende di volo statunitensi e partner internazionali (tra cui ESA, JAXA e CSA), è impegnata nella preparazione di un equipaggio, di cui farà parte una donna, per far tornare l’umanità sulla Luna dopo 52 anni dall’ultimo allunaggio di Apollo 17. La missione si chiamerà Artemis, dal nome della dea della caccia e della Luna, sorella di Apollo secondo la mitologia greca.
I lanci programmati sono tre, il primo dovrebbe avvenire nel 2021, senza equipaggio, per testare le prestazioni e le capacità comunicative; il secondo sarà nel 2023, in cui alcuni astronauti raggiungeranno l’orbita lunare. L’ultimo lancio, Artemis III, toccherà il suolo lunare. L’equipaggio partirà nel 2024 a bordo di Orion, dopo 386mila km attraccherà sul Lunar Gateway, una stazione spaziale in costruzione, che si troverà nell’orbita lunare, da qui avverrà l’allunaggio. La missione si concluderà dopo sette giorni, alla fine dei quali gli astronauti torneranno in orbita a bordo di Orion e, da lì, potranno raggiungere la Terra.
Arrivati sulla superficie lunare gli astronauti dovranno raccogliere campioni e condurre degli esperimenti. Il loro lavoro sarà avvantaggiato dalle moderne tute, più flessibili, che consentiranno una maggiore libertà di movimento rispetto alle ultime utilizzati da Apollo.
Il 2 settembre 2020, presso Promontory nello Utah, la NASA ha iniziato a testare lo Space launch system e la navicella Orion.
Oltre a rivoluzionare la storia portando la prima donna sulla Luna, la missione Artemis ha una grande importanza scientifica, perché rappresenta il primo passo per creare una presenza sostenibile al di fuori delle condizioni favorevoli del pianeta Terra e avvantaggiare il progetto futuro di stabilirsi su Marte.
E. P.
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