top of page

A NATALE SIAMO TUTTI PIU SCEMI



Un classico italiano. Come faremmo senza? Stiamo parlando del "Cinepanettone", si chiama così la squallida serie di film natalizi di produzione italiana che dal 1997 mette alla prova la nostra capacità di sopportazione in tutte le sale. Il film di quest’anno ripete il solito copione: oltre allo squallore delle battute (per lo più a sfondo sessuale) scontate, banali e per nulla divertenti non comunica con efficacia nessun messaggio, neanche qualcosa in tema natalizio, ed è questo a preoccupare.

Non voglio in alcun modo dilungarmi in un'analisi dettagliata del "film", ma ritengo più intrigante approfondire una triste banale realtà, che il cinepanettone mi aiuterà ad esporre: come il "film natalizio" che di natalizio non ha nulla, così il termine "Natale" è del tutto svuotato di senso. Mi spiego meglio.

Oramai il Natale non è più quella solenne festa della notte tra il 24 e il 25 Dicembre dove ci si scambiano i regali con la famiglia. Ormai, anzi, non è nemmeno più una festa fatta solo per i regali.

Una delle corrette definizioni attribuibili alla festività, ormai, è quella di "brand". C'è la Nike, la Adidas, c'è Luis Vuitton, c'è la Tesla e poi Babbo Natale. Se vi state chiedendo il perchè, basta guardarvi attorno. Quella felpa ti piace solo perchè ha una "c" e una "k" stampate sopra vero? Quel telefono ti intriga perchè ha sul retro una mela morsicata, mi sbaglio? Ecco, come avviene in questi casi, dove è un logo ad invogliare il compratore ad acquistare il prodotto, si usano i simboli del Natale, ormai allo stesso modo. Probabilmente non ci fate neanche più caso, ma il nostro caro babbo ormai è ovunque, persino dove non ha senso ci sia:

























Potrei andare avanti e mostrarvi Audi rosse e bianche o persino pubblicità delle poste… ma vi risparmio l’orrore.

Il fulcro del discorso è che tutte le multinazionali sfruttano la figura pura, buona e benvoluta di Babbo Natale per promuovere i propri prodotti come, per l’appunto puri, buoni e benvoluti, anche se di fatto sono l’opposto.

Alcune persone addirittura non sanno neppure perché si festeggi il Natale, sanno solo che per qualche motivo il 25 ci si fanno i regali e non c’è bisogno che sia io a dirvi che questo non va affatto bene. Non è più la festa della nascita di Gesù, ma la festa dei portafogli dei venditori, che sanno usare a proprio vantaggio l’ignoranza della gente.


Ma non è sufficiente: siccome si dà per scontato che a Natale siamo più buoni e che Babbo Natale è un testimonial onesto, il Natale diventa anche momento di truffa, oltre che brand.

Ecco degli esempi:




Quelli che vedete sono i “prezzi forti” di un Carrefour in provincia di Roma, dove purtroppo o per fortuna si sono scordati di levare il prezzo di listino in sostituzione a quello dello sconto natalizio. La truffa non necessita di spiegazioni. Mentre nel primo caso vediamo un mozzafiato sconto dello 0% nel secondo arriviamo ad un esaltante aumento del 25.5%, stupefacente dico bene?

Adesso, questo è di sicuro un esempio lampante, dato che la differenza tra prezzo di originale e quello minorato è facilmente riconoscibile. Ma se il primo dovesse mancare bisogna stare attenti a non cadere nella truffa. Insomma ormai il Natale, che sia perché la figura del paffuto nonnetto con i suoi colori accesi fa simpatia, che sia perché dobbiamo a tutti costi fare quel regalo a nostro cugino di 3 anni, che sia perché siamo tutti più buoni, rischia sempre di più di diventare un termine a sproposito, una truffa, una scusa per spendere, un brand.


Lorenzo Panasiti 3H






bottom of page