COP 30: UNA SVOLTA MANCATA
- pubblicazionesirin
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Rapporti internazionali tesi, Europa timida, conflitti dagli interessi mondiali, e Trump di nuovo alla Casa Bianca. L’ambiente in cui si è svolta la COP 30 (Belem, Brasile, 11-21 novembre 2025) è decisamente diverso da quello della nascita dell’Accordo di Parigi del 2015; analizziamo quindi le conclusioni di quest’ultimo incontro sul cli…aspetta. Quali conclusioni? Certo, la riconferma di un “multilateralismo climatico” e l’assenza di obiettivi precisi per ridurre le nostre emissioni di gas serra in modo da mantenerci al di sotto degli 1.5 gradi previsti dall’accordo fatto un decennio fa nella capitale francese. Certamente. Come se la crisi climatica fosse “solo” imminente e non stia direttamente accadendo sotto i nostri occhi, come se le temperature non stiano già raggiungendo nuovi, pericolosi record.
Mentre si verifica questo caos diplomatico, l’Europa è in estremo ritardo sul raggiungimento delle quote annuali degli obiettivi di riduzione delle emissioni (da notare peraltro, come queste vengano sempre posticipate di interi mesi), che IN TEORIA dovrebbero essere ridotte dell’ 85% entro il 2040. Peccato che con il nostro passo attuale sarà, anzi è già impossibile mantenersi al di sotto di quelle soglie.
E nel frattempo, aziende della grande industria del fossile (quali l’italianissima ENI, Total Energy e molte altre ancora) continuano a fare nuovi progetti per l’estrazione di gas naturale -ovviamente tutti approvati dai vari governi, ben 2300 partendo dal 2021- , che da lungo sono considerati “incompatibili” con i progetti verdi attuati da paesi e unioni.
Quindi a Belem, luogo prescelto all’incontro di centinaia di delegati di altrettanti paesi proprio per dibattere di clima, emissioni e crisi, le grandi menti del pianeta devono pur aver pensato a piani, soluzioni per aiutare un mondo in difficoltà ad effettuare una transizione verso una vita più sostenibile: vero? mmm… Tra temi principali “che fermano le ambizioni spropositate” ci sono le cifre irrisorie stanziate per i paesi poveri,che spesso vengono ignorati in quanto pressoché ininfluenti nella grande economia mondiale, ma sono vittime del colonialismo in quanto le loro risorse naturali sono sotto controllo di grandi potenze straniere e sono i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Sempre parlando di fonti energetiche, i paesi dell’occidente hanno utilizzato e sfruttato per anni proprio quelle risorse del fossile di cui ora si dice costantemente di arginare l’utilizzo, che però per paesi in via di sviluppo senza nessuna rete o denaro di alcun tipo per finanziare l’investimento nelle rinnovabili (dilemma che attanaglia anche il Brasile stesso per via dei suoi giacimenti petroliferi) potrebbero essere l’unica strada per migliorare le proprie condizioni di vita. Essenzialmente, abbiamo fatto i padroni a casa d’altri e ora le conseguenze tornano indietro.
Possiamo aggiungere che alla COP 30 si è notata la presenza di lobbisti dei fossili, infiltrati tra le varie delegazioni, e contro questo le persone comuni finalmente sono scese in piazza: per l’intera durata della COP infatti, migliaia di membri di varie popolazioni indigene e cittadini comuni da tutto il Sudamerica hanno organizzato presidi all’esterno della sede principale delle varie trattative, e anche manifestazioni pacifiche e cortei veri e propri, come quello del 15 novembre, a cui hanno partecipato ben oltre 50000 persone, che si è esteso per ben 5 chilometri per le strade della città in un enorme serpente colorato. Tra le richieste spinte dai rappresentanti indigeni spicca il disperato appello allo stop della deforestazione della regione amazzonica (che riducendosi fa diminuire drasticamente gli habitat naturali per gli animali autoctoni e gli spazi e le risorse necessari ai nativi stessi per vivere) assieme all’ennesima, pressoché inascoltata, supplica per richiedere un maggior coinvolgimento nelle varie politiche climatiche e decisioni prese a livello internazionale spesso sulla loro pelle, ma senza ascoltarne l’opinione.
Bene, ma in sostanza, quali sono i risultati di questa COP? Ritardo enorme negli obiettivi (con i ritmi attuali nel 2100 l’incremento delle temperature medie sarà arrivato a due gradi e mezzo), mancanza di fondi stanziati e politici ben poco collaborativi di fronte a una crisi climatica già in atto. Anche se si tentasse di iniziare ora a riparare al danno fatto con misure drastiche e tempestive, l’orologio continuerebbe a ticchettare.
Elisabetta Tribbiani 1N




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