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BANDIERA BLU PER GLI USA



Dai primi di novembre numerosi italiani si svegliavano la mattina e andavano a controllare su telefono o telegiornali eventuali sviluppi delle elezioni americane. Finalmente sono stati pubblicati i risultati piuttosto travagliati di questa corsa alla Casa Bianca senza precedenti.

Ammetto di aver sperato in una sconfitta di Trump anche prima della nomina dei candidati alla White House. A mio avviso questo ancora ipotetico ma plausibile cambio di direzione per quanto riguarda la politica degli United States non può che essere un sospiro di sollievo per l'intero globo. Nonostante il risultato però, gli esiti degli scrutini restituiscono un’immagine diversa da quella che mi aspettavo. Trump riesce ancora a catalizzare il sentimento di malcontento ed anti establishment che lo hanno portato alla presidenza nelle precedenti elezioni. Se infatti è pur vero che Biden è il candidato più votato della storia, Trump lo segue a ruota avendo battuto anche egli il risultato di Obama in questo giro elettorale da affluenza record, e facendo infrangere la pronosticata onda blu democratica contro il suo carisma.


Sebbene Trump abbia dimostrato di essere un ottimo politicante e di sapere molto bene come coinvolgere le masse, non penso che abbia dimostrato capacità entusiasmanti come presidente.

La sua politica di protezionismo ed isolazionismo hanno fatto si che il mondo occidentale abbia dovuto convivere con un’assenza pesante, essendo stato indebolito il ruolo statunitense sullo scacchiere internazionale. La vittoria di Biden porterà ad un cambio radicale dei rapporti, sicuramente più distesi, tra l’UE e gli USA.

Inoltre, l’ondata sovranista europea ha subìto un brutto colpo. In questi anni abbiamo potuto osservare come figure molto vicine a Trump e al suo Entourage abbiano supportato con ingenti mezzi i partiti di destra nazionalista di tutta Europa e quindi, per quanto riguarda l’Italia, i partiti di Salvini e di Meloni. Penso perciò che dovremo aspettarci molti cambiamenti da questa storica vittoria.

In aggiunta, la presidenza di Trump basata su menzogne, complottismo e populismo ha comportato un’esacerbazione delle tensioni interne al paese che il presidente non ha saputo contenere, ma anzi ha fomentato. Il risultato è stato una spaccatura della società. La campagna del 2016 si basava, difatti, sulla costruzione del famoso muro al confine e a spese del Messico (muro, tra l’altro, mai costruito) e ad un’inasprimento delle politiche di immigrazione. Ricordiamo tra gli episodi vari, quelli di famiglie divise al confine. Mentre la xenofobia dilagava e le bandiere confederate sventolavano negli Stati del sud, Trump ha mostrato indifferenza, che in fin dei conti è eguagliabile ad un consenso. Nondimeno, l’ondata di proteste levatesi dopo l’omicidio Floyd, hanno messo ancora più in luce questo aspetto di Trump; basti solo pensare ai continui tweet di “LAW AND ORDER” e alla non presa di posizione sulla questione dei “Suprematisti Bianchi” durante il primo dibattito presidenziale.

L’elezione di Biden, in questo senso, porta una ventata fresca agli USA. Non solo ha scelto una VP donna (prima ad essere eletta e di origini afroamericane ed indiane), ma ha anche saputo catalizzare il voto di numerose comunità afroamericane e native americane che gli hanno permesso di vincere in Stati solitamente repubblicani.


Cosa farà Biden in più rispetto a Trump? “Il senno di poi è una scienza esatta”, per ora non si sa prevedere con certezza la sua futura condotta politica però ritengo che saranno quattro anni interessanti. Mi aspetto da lui un comportamento migliore di quello del suo predecessore, almeno più educato, rispettoso e ragionevole. Dovrà fare i conti con la gestione disastrosa portata avanti dalla precedente amministrazione della pandemia da Covid-19 e con la crisi economica e lavorativa derivante dalla stessa. Chissà, magari questa sarà la volta buona per rivoluzionare il terribile sistema sanitario americano (ostile a un diritto fondamentale dell’uomo), anche se forse è sperare troppo.

Un altro problema da risolvere è sicuramente quello climatico. Vedremo probabilmente gli USA rientrare negli accordi di Parigi, ad esempio, ma per ora nessun Green New Deal che possa avere un effetto davvero decisivo sul riscaldamento globale.

D’altro canto, a seguito dei disastrosi e spaventosi incendi che hanno recentemente messo la California in ginocchio, Trump ha puntato il dito contro una “mala gestione delle foreste”. Purtroppo però, quando non si potrà più andare a prendere il sole nelle spiagge di Miami, o girarsi Venezia in una gondola, quando Roma, Londra, San Pietroburgo e altre città diventeranno solo un lontano ricordo perché sommerse dalle acque, allora dubito che si potrà denunciare una qualche “mala gestione degli oceani e dei ghiacciai”…


Che gli USA siano una potenza mondiale non ci sono più dubbi, proprio questo rende la loro politica motivo di interesse per il resto del mondo, italiani compresi, perché ci saranno di sicuro ricadute su di noi. Penso e spero che Biden si riveli essere un ottimo presidente e confido in un futuro migliore anche grazie a lui.

S.V.

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