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L’EFFETTO MATILDA



L’effetto Matilda ha origine nel 1993, quando la storica della scienza Margaret W. Rossiter descrive per la prima volta un particolare pregiudizio di genere che colpisce le donne che si dedicano alla ricerca scientifica e ne nega il contributo: i risultati e i meriti delle loro ricerche vengono molto spesso attribuiti a colleghi uomini. Questo fenomeno prende il nome da Matilda Joslyn Gage, femminista del diciannovesimo secolo nota per essere stata attivista, suffragetta e fondatrice di un giornale femminista molto critico verso la Chiesa cristiana. Sullo stesso piano si colloca il tentativo compiuto da lei e da altre venti donne statunitensi di dare alle stampe The Woman’s Bible, una rilettura in chiave femminista delle Sacre Scritture volta a denunciare la loro impalcatura patriarcale. Dopo aver sperimentato sulla sua pelle il mancato riconoscimento di svariati meriti riguardanti il suo impegno nella difesa dei diritti del genere femminile, all’età di 26 anni pronunciò un discorso al Convegno Nazionale sui diritti delle donne tenutosi a Syracuse (New York) in cui riuscì a trasmettere un chiaro messaggio: la storia era stata distorta ed era essenziale per la causa dei diritti delle donne rimettere a posto le cose.

L'effetto Matilda richiama l’attenzione su diverse “Matilda” della storia. Prima fra tutte,la storia di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, dalla cui vicenda è stata tratta la pellicola Il diritto di contare, e che costituisce forse l’esempio più eclatante di questo particolare fenomeno: grazie ai calcoli delle tre donne, infatti, la NASA riuscì a mandare un astronauta in orbita intorno alla terra per la prima volta ma… il loro nome viene raramente citato nei documenti che parlano di questa episodio.

Esistono anche altre vicende caratterizzate dall’effetto Matilda, come quella di Vera Rubin, un’astronauta statunitense,nonchè la prima donna a scoprire, grazie anche alla collaborazione di Kent Ford, che la velocità orbitale delle stelle era equivalente sia nel centro che nella periferia della galassia. Le sue osservazioni fornirono la prova più attendibile dell’esistenza della materia oscura, ma nonostante l’importanza delle sue ricerche non le fu mai riconosciuto il premio Nobel.

Quello dell’astronomia non è stato l’unico ambito interessato dal fenomeno: Nettie Stevens, genetista e biologa statunitense, fu la prima ad attribuire la selezione del sesso ai cromosomi e non a fattori ambientali, come invece si credeva all’epoca. Qualche tempo dopo, anche Edward Wilson arrivò alla stessa conclusione e la scoperta fu attribuita completamente a lui.

Dallo spazio profondo fino al più microscopico filamento di DNA, innumerevoli scienziate donne sono state private di meritati riconoscimenti che hanno portato l’umanità ad avere una maggiore consapevolezza di ciò che c’è dentro e intorno a noi.

Ancora nel 2022 sembra necessario continuare a ricordare la risposta di Marie Curie alla domanda: “Com’è essere sposati con un genio?”

“Non so, chiedetelo a mio marito”.


Matilde Costarelli 3H

Elisa Pompili 3H


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