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INTERVISTA A GABRIELE VALLARINO


Dopo aver letto il capitolo riguardante Jane Goodall scritto dal giornalista ambientale Gabriele Vallarino del libro “Prime”, lo abbiamo intervistato ponendogli alcune domande basate sul contenuto del suo testo. “Prime” è un progetto a più mani nato con l’intenzione di raccogliere le storie, poco note ai non addetti ai lavori, di 10 donne che si sono impegnate nella salvaguardia dell’ambiente. Vallarino racconta la vita di Jane Goodall e la passione che la ha accompagnata dall’infanzia fino ad oggi, ossia quella per gli scimpanzé. Seguendo questa passione Jane è riuscita nel corso degli anni a portare avanti numerose ricerche ottenendo fondamentali  risultati per la conoscenza e la salvaguardia del primate più vicino alla razza umana,fino ad arrivare alla fondazione di un'associazione chiamata Jane Goodall Institute, con lo scopo di salvaguardare l'ambiente e di educare le future generazioni a prendersi cura del pianeta .


Come sei venuto a conoscenza del progetto "Prime" e della storia di Jane Goodall?


Ho potuto partecipare a questo progetto grazie alla mia collaborazione a Giornalisti nell’erba ( Gne): mi ha coinvolto in questo progetto la mia  direttrice di Gne e amica, Paola Bolaffio che è stata contattata da Sergio Ferraris ( Direttore Qualenergia), insieme a Milella Orsi, produttori del libro. Conoscevo già Jane Goodall in quanto sono un biologo ambientale di formazione, ma ho  scoperto  dettagli affascinanti della sua storia mentre mi  documentavo per scrivere il capitolo.


Quale parte della vita di Jane Goodall ritieni più interessante/ti ha colpito di più?


Sicuramente il messaggio di vita che emerge  dal primo periodo di ricerca sul campo di Jane Goodall, quando  per fare progressi fu necessario smettere di inseguire gli scimpanzè ed iniziare a fermarsi ed aspettare. Il messaggio è quindi proprio che alle volte per ottenere qualcosa è necessario smettere di inseguirla ed iniziare invece ad attendere che essa si avvicini. Sono rimasto colpito anche dall’intelligenza della scienziata, che  è riuscita a capire la similitudine tra il DNA degli scimpanzé ed il nostro nonostante non ci fossero alcune conoscenze del genoma ai tempi. Si potrebbe commentare l’avventura scientifica di questa ricercatrice con la citazione di Alexis Carrel, ovvero “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”, per sottolineare ancora una volta quanto si possa imparare dalla storia della ricercatrice.


Secondo te la vicenda di Jane è stata dettata più dalla fortuna o dalla determinazione?


 Credo che la determinazione abbia  avuto un ruolo fondamentale nella storia di Jane Goodall:  è stata in grado di diventare così da segretaria a ricercatrice sul campo realizzando il suo sogno di infanzia.  Non sarebbe servito a niente trovarsi davanti uno di questi “treni” che passano una sola volta nella vita se la ricercatrice non avesse avuto la determinazione di salirci.


Secondo te, se Jane Goodall fosse nata in un’epoca  più recente, e avesse sviluppato la stessa passione, sarebbe comunque riuscita ad ottenere un'occasione come quella che le è capitata e magari a fare qualche nuova scoperta?


Il contesto storico è  molto diverso. Infatti la maggior parte delle difficoltà che lei ha affrontato, come per esempio lentezza nel fare progressi, e quindi di ricavare dei dati, oppure il fatto stesso di partire per una spedizione in un luogo remoto, dove è stato anche necessario farsi accettare dalle popolazioni locali ed adattarsi all’ambiente, ai tempi d’oggi sarebbero state superate in maniera estremamente più semplice grazie all’utilizzo di una tecnologia molto più avanzata e grazie ad una sempre più facile  comunicazione dovuta dalla globalizzazione.


Tra i vari studenti ai quali ti è capitato di insegnare, ti è parso di scorgere qualche interesse paragonabile a quello di Jane Goodall nei confronti degli scimpanzé?


Non mi è ancora mai capitato di notare una passione estremamente specifica come quella della ricercatrice in nessuno dei miei  studenti.  Ciò non significa che gli studenti che ho  incontrato non abbiano alcuna passione, anzi, secondo il mio  punto di vista ognuno di noi ha una passione, un qualcosa che è come un fuoco dentro di sé, così potente che conferisce al suo proprietario uno scopo, permettendogli di vivere. C’è un po’ di Jane Goodall in tutti noi.


Hai partecipato o mai pensato di partecipare al programma Roots & Shoots legato al Jane Goodall Institute per sensibilizzare i giovani sulla tematica ambientale?


Veramente  no, ma mi sento  vicino a questa associazione in quanto facente parte del WWF. Sono entrato in contatto con Roots & Shoots quando ho  notato un cestello in una chiesetta della zona dove abito  dove venivano raccolti cellulari usati per il loro corretto smaltimento e riciclo. Aiutare la natura e rispettarla è  un impegno da prendere per il bene comune, ma anche e soprattutto che un’esigenza che ha origine nel profondo di ognuno di noi, perchè maltrattare l’ambiente che ci circonda e che ci permette di vivere significherebbe costringersi a stare male, poiché la verità è che la natura non ha bisogno di essere protetta, ma noi abbiamo il compito di preservarla per poter stare bene.


In conclusione, ringraziamo Gabriele Vallarino per la sua disponibilità e invitiamo a leggere non solo il libro “Prime dieci donne per l'ambiente”, ma anche a recuperare le interviste fatte agli altri scrittori dei capitoli del libro presenti sul sito della Siringa.


 Andrea Pastorelli 3I



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