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LA CROCE BIANCA DI PERUGIA



Molti di voi si chiederanno: cos’è la Croce Bianca? La risposta in realtà non è una sola, perché questa associazione di volontariato lavora in campo sanitario operando in vari settori, che spaziano dal sostegno dei pazienti oncologici e dializzati ai presidi sanitari all’autodromo di Magione o all’aeroporto dell’Umbria. Questa associazione nasce nel 2010 per volontà di alcune persone e con una sola ambulanza, mentre oggi tra mezzi attrezzati e ambulanze se ne contano circa undici e trova le sue due sedi, operativa e organizzativa, a Ponte San Giovanni.

La Croce Bianca di Perugia non si è fermata neanche con l’arrivo del Covid-19. In questa situazione di pandemia sono stati aggiunti, oltre a quelli che si svolgevano normalmente, anche altri servizi legati al Covid, per coprire un carenza di mezzi all’interno delle istituzioni. In questo lungo periodo i ragazzi che vi lavorano sono riusciti ad evitare di contrarre il virus soprattutto grazie all’ottima organizzazione del presidente Claudio Consalvi e del responsabile della parte operativa Michele Manucci, che si sono occupati di fornire a tutti loro le protezioni necessarie.

Di questa associazione fanno parte quaranta volontari e undici ragazzi che vi lavorano stabilmente con un contratto a tempo indeterminato. Già da un anno queste persone lavorano a stretto contatto con questo virus “invisibile” e nonostante alcune difficoltà legate al periodo di pandemia continuano a compiere quotidianamente i numerosi servizi. L’ importanza di questa associazione si può vedere anche nei numeri, infatti nel 2019, anno record grazie al quale ci possiamo rendere conto del suo grande lavoro, si sono fatti più di 7500 servizi.

Durante il periodo di pandemia sono venuta a conoscenza della Croce Bianca imbattendomi in un volantino che pubblicizzava il loro corso di primo soccorso. Ho conosciuto ragazzi per i quali l’unico vero interesse è aiutare il prossimo, proprio per questo prima che un posto di lavoro la Croce Bianca è una grande famiglia. Dal mese di febbraio ho cominciato anche io a collaborare con questa associazione, ma per il momento solo in mansioni che non richiedono uno stretto contatto in ambienti esposti al Covid-19. Fin dall’inizio ho incontrato persone che mi hanno accolto e mi hanno fatto diventare parte di questo grande gruppo, che andando avanti sta aiutando sempre di più il territorio di Ponte San Giovanni, ma anche dell’intera regione.


Caterina Pettirossi


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