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LAVORARE E STUDIARE: UNA SFIDA IMPOSSIBILE A 19 ANNI?


È raro che ragazzi della nostra età che frequentano ancora la scuola superiore riescano a lavorare il pomeriggio, alternando lo studio, lo sport e la vita sociale.

Eppure vi assicuro che con un po’ di buona volontà ci si riesce

Dall’estate 2020 ho iniziato a lavorare come Assistente Bagnanti (comunemente parlando, “bagnina”) alla Piscina Lacugnana.

Durante il quarto anno di liceo, anche per motivi legati al Covid, riuscivo a lavorare solo la domenica mattina, ma poi tutti gli impianti sono stati chiusi per l’aumento dei casi.

La prima settimana di settembre 2021, però, ho deciso di seguire un corso e dare un esame per diventare istruttrice di nuoto.

Dalla metà del mese successivo, organizzandomi con la scuola e con i vari impegni, ho iniziato a tenere corsi di nuoto ai bambini dai 3 agli 8 anni, ogni mercoledì pomeriggio.

È stata una decisione presa sul momento, senza pensarci troppo, anche se sapevo che il quinto anno non sarebbe stato semplice e che il lavoro mi avrebbe preso del tempo.

E’ prevalsa la voglia di mettermi in gioco, di divertirmi, perché può suonare strano, ma lavorare in acqua coi bimbi è davvero divertente, così come è esaltante iniziare ad avere delle vere responsabilità, sapendo di avere un ruolo sia sulla crescita dei bambini sia sul loro apprendimento e, al contempo, non è da sottovalutare l’opportunità di mettere da parte dei soldi che mi serviranno sicuramente per il futuro.

Devo ammettere che all’inizio non è stato semplice. Nonostante il corso di formazione mi abbia dato le basi per svolgere bene il mio lavoro, la parte pratica è sicuramente più difficile di quella teorica.

Dovevo riuscire a rendere divertente per tutti i bambini un’attività in acqua che molto spesso per loro risulta addirittura faticosa, perché sì, ragazzi, stare in acqua un’ora stanca.

Sin da subito ho capito che dovevo farmi aiutare dai piccoli eroi dei cartoni animati e quindi “facciamo la stellina come Patrick di Spongebob”, “nuotiamo come il pesciolino Nemo”, “proviamo a fare lo squaletto, con le manine sulla testa”.

Tutti termini, questi, che di certo non ero abituata ad usare con i miei coetanei ma che, con il tempo, hanno iniziato a far parte del mio “vocabolario lavorativo”, se così si può dire.

Nonostante questa attività richieda un bel po’ di tempo e di energia, consiglio di intraprendere questo percorso, perché il processo di formazione non riguarda solo i bambini, ma anche l’istruttore che, col tempo, cresce con loro.


Alice Biondo 5P


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