LE BARRIERE CORALLINE
- pubblicazionesirin
- May 6
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"L'innalzamento delle temperature e l'acidificazione degli oceani mettono in pericolo gli ecosistemi marini"

I coralli sono organismi marini e fanno parte del regno animale con nostra grande sorpresa (in effetti sono parenti di meduse e anemoni). Sono formati da un insieme di invertebrati chiamati polipi, i quali entrano in simbiosi con alghe unicellulari, le zooxantelle, che forniscono ai polipi nutrimento tramite la fotosintesi e gli conferiscono colori vivaci. I coralli costruiscono scheletri di carbonato di calcio per proteggersi e si raggruppano a formare barriere coralline molto estese. Queste barriere sono indispensabili per l’ecosistema, in quanto ospitano una gran varietà di pesci (per estensione ricoprono appena lo 0,2% dei fondali ma sono la dimora del 25% delle specie marine), proteggono le coste rallentando il flusso dell’acqua e contribuiscono enormemente all’economia delle comunità locali come mete turistiche e come risorse significative per la pesca.

Un report dell'ONU sostiene che negli ultimi 30 anni la temperatura dell'oceano sia aumentata all’incirca di 1,5°C. Ciò mette a rischio quasi il 60% delle barriere coralline di tutto il mondo (infatti i coralli sono molto sensibili anche a piccole variazioni di temperatura). Per tali motivi in alcune zone, come i Caraibi, la perdita di coralli è stata quasi del 90%. L'aumento delle temperature oceaniche spinge i coralli ad espellere le zooxantelle, ne consegue il fenomeno dello “sbiancamento”, con la totale perdita dei caratteristici colori. Secondo uno studio del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), il 2016 è stato l'anno più critico per la Grande Barriera Corallina australiana, con il 50% dei coralli danneggiati. Il recupero delle barriere coralline dopo un evento di sbiancamento è molto lento e può durare decenni. Di conseguenza, se il riscaldamento delle acque persiste negli anni, i coralli potrebbero anche morire del tutto. Tra il 2009 e il 2018 infatti la capacità di rigenerarsi di questi importantissimi ecosistemi fu minata da ondate di calore marine sempre più intense e frequenti, generando una perdita delle barriere coralline del 14% su scala globale.
Oltre all’aumento delle temperature, abbiamo anche un altro effetto negativo del riscaldamento globale: l’acidificazione degli oceani (aumentata del 30% dal 1800). Quest’ultimi assorbono un terzo delle emissioni di CO2 prodotte dall’uomo, che disciolto in acqua va a formare acido carbonico.

Questo prodotto di acqua e anidride carbonica acidifica l’ambiente marino e scioglie il carbonato di calcio che i coralli utilizzano per costruire scheletri calcarei utili alla loro protezione. Ne risulta che le barriere coralline si avviano in un processo di deterioramento e questo rallenta la crescita e il recupero dei coralli. Alcuni studi ci dicono che l'acidificazione potrebbe ridurre la capacità di crescita dei coralli di circa il 30-40% entro la fine di questo secolo.
Nonostante tutte queste problematiche, certi esemplari di coralli si stanno adattando al fine di sopravvivere e resistere meglio in condizioni non ottimali. Per esempio possono espellere le zooxantelle per poi selezionarne altre più resistenti al calore e ad ambienti più acidi. Inoltre alcuni coralli sono di fatto più tolleranti ad ambienti sfavorevoli grazie a processi di selezione naturale che favoriscono varianti genetiche più robuste per resistere meglio allo stress ambientale. Dunque le barriere coralline con una maggiore diversità genetica hanno una maggiore probabilità di sopravvivenza. In aggiunta, altri studi (pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment) evidenziano la capacità di alcune specie di corallo di modificare la composizione chimica del fluido calcificante, cioè il processo che permette la formazione dello scheletro carbonatico, attivando così una “risposta” cruciale per contrastare le minacce ambientali. Ci sono per di più scienziati che lavorano per identificare e studiare le varietà di corallo che mostrano una maggiore resilienza: attraverso tecniche di riproduzione assistita e coltivazione in laboratorio, cercano di aumentare il numero di coralli resilienti per poi reintrodurli negli habitat naturali.
Le barriere coralline sono quindi a un bivio: senza azioni immediate, rischiano di scomparire, causando enormi disagi negli ecosistemi marini e anche grandi problemi per il futuro dell’umanità. Infatti la dottoressa Laura Pappalardo (ecologa marina dell’Università di Roma) afferma: “Se non si interviene subito, rischiamo di perdere un ecosistema che è fondamentale per la biodiversità marina”. Perciò è essenziale un impegno da parte di tutti per fermare il riscaldamento delle acque, ridurre l'inquinamento marino e salvaguardare questi ecosistemi importantissimi.
Gioele Pauselli 3G, Leonardo Mori 3G
FONTI: WWF, Focus, Geopop, Zanichelli, ANSA
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