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ROSALIND FRANKLIN: STORIA DI UNA DONNA CHE HA CAMBIATO IL MONDO DELLA SCIENZA

1962. Watson, Crick e Wilkins vincono il premio Nobel per la medicina grazie alla loro rivoluzionaria scoperta: il DNA. Si prendono tutti i meriti ma, in realtà, c'è una persona a cui il Nobel spettava tanto quanto a loro, se non più, e le è stato sottratto con l'inganno. Rosalind Franklin è la donna che ha scoperto il DNA e il suo nome è rimasto sconosciuto troppo a lungo.

Noi siamo qui per raccontare la sua storia e far sì che il suo nome venga ricordato, come è giusto che sia.

Rosalind nasce il 25 luglio del 1920 a Londra, da una facoltosa famiglia ebraica. Il padre era un politico liberale e insegnava in un'università maschile, la madre si occupava della casa e dei viaggi del marito. Rosalind era la secondogenita di 5 figli, il ruolo dei genitori era molto importante per la società dell'epoca, infatti erano attivi nell'aiuto dei più bisognosi e per anni ospitarono due orfani e li crebbero come figli fino a che non raggiunsero la maggiore età, anche dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale si impegnarono nell'ospitare e far integrare famiglie ebree rifugiatosi in Inghilterra.

Rosalind fin da piccola ha mostrato grandi doti: era portata per le lingue e le materie scientifiche, possedeva un'ottima memoria ed era molto curiosa. I suoi genitori, all'età di 9 anni, la scrissero in un collegio a Bexhill, una scuola per ragazze vicino al mare, sperando che quell'aria buona potesse giovare alla salute cagionevole della bambina. Ma rimase a studiare là solo 2 anni perché, secondo lei, le materie erano trattate in modo poco approfondito e volle così cambiare scuola. Venne quindi trasferita alla St. Paul, uno dei pochi istituti in cui si insegnavano sia fisica che chimica. Là eccelleva nelle lingue, antiche e moderne, nelle scienze e nello sport, però aveva problemi con la musica: non possedeva il senso del ritmo e questo la penalizzò, ma non troppo visto le altre sue spiccate qualità.

Nel 1938 ottenne una borsa di studio per l'università di Cambridge dove si laureò nel 1941. Durante i suoi studi là, assisté ad una lezione di Roland Norris che, più avanti, vincerà il premio Nobel per la chimica, e dalla quale rimase molto toccata, al punto da scrivere una lettera al padre spiegandogli l'importanza del ruolo che la scienza svolgeva nella sua vita. Partecipò ad una riunione dell'Association of Scientific Workers, dove conobbe William Lawrence Bragg che, insieme al padre, vinse il Nobel per aver utilizzato la detrazione a raggi X per determinare la struttura dei cristalli, da lui Rosalind apprese molto su quell'argomento che rappresenterà la base del suo lavoro successivo. Studiò ulteriormente la cristallografia con John Desmond Bernal, grazie al quale imparò a dedurre la struttura atomica dei cristalli e individuare gli angoli migliori per utilizzare i raggi X.

Conseguita la laurea, per i 4 anni successivi, lavorò in laboratori chimici dove si specializzò nello studio della porosità del carbone, finché non le venne proposto di trasferirsi a Parigi per specializzarsi nella tecnica della diffrazione dei raggi X.

Nel 1950 fu invitata al King's College con una borsa di studio triennale per continuare le sue ricerche e a gennaio dell'anno successivo si trasferì. Una volta là, entrò a far parte di un gruppo di ricercatori che si occupavano dello studio delle fibre del DNA e dei geni; quegli anni, però, non furono vissuti da lei con grande felicità, infatti era spesso trattata solo come assistente dei suoi colleghi uomini e questo la metteva a disagio perché, consapevole delle sue qualità, voleva condurre in autonomia le sue ricerche. Nonostante le discriminazioni subite, Rosalind riuscì a trovare una tecnica innovativa per fotografare i costituenti di ogni materiale, vivente e non vivente.

Negli anni successivi si dedicò a uno studio sempre più approfondito del DNA, fino a individuarne 2 diverse forme: la forma B, quando la fibra è idratata e diventa più lunga e sottile, e la forma A, quando la fibra è disidratata e assume la sua forma iniziale. Studiandole attentamente con l’aiuto di un suo collega, Maurice Wilkins, arrivò alla conclusione che la forma B fosse una spirale, ma non si sapeva con certezza la struttura della forma A. I risultati di questi studi vennero rivelati in segreto da Wilkins a due suoi amici, James Dewey Watson e Francis Crick, anche loro studiosi in quel campo scientifico, e insieme fabbricarono il primo modello di DNA. Esso però si rivelò sbagliato e ad accorgersene fu proprio Rosalind, la quale stava proseguendo con le sue ricerche che la portarono, di lì a poco, a raggiungere il risultato tanto atteso. All’inizio di maggio del 1951 riuscì a sviluppare la famosa “foto numero 51”, la più nitida immagine del tempo. Mostrava una X: Rosalind era riuscita a dimostrare la struttura a elica del DNA!

Un mese dopo la scoperta Rosalind si trasferì al Birkbeck college, mentre Wilkins rimase al King’s e si affrettò a rimettersi in contatto con Watson e Crick allarmato dall’eventualità che Rosalind o un altro studioso, Linus Pauling, che si vantava di essere vicino alla scoperta, potessero pubblicarla per primi. Tuttavia il lavoro della Franklin fu pubblicato nel 1953, ma solo dopo quello di Crick, Watson e Wilkins, che erano riusciti ad ipotizzare la struttura del DNA solo grazie al lavoro rubato alla loro collega. Questa scoperta rivoluzionaria valse loro il premio Nobel, e Rosalind stessa non seppe mai che gli uomini a cui mostrava la sua stima per essere arrivati a quell’importante conclusione, in realtà, si erano serviti dei suoi dati.

Le ricerche della Franklin continuarono: riuscì a dimostrare i rapporti di Erwin Chargaff, capendo che esistono infinite varietà di sequenze di DNA, poi si spostò all’università di Birkbeck per studiare l’azione dei virus durante l'infezione virale.

La sua carriera era arrivata al suo apice, riceveva inviti da molte università, pubblicava continuamente nuovi articoli e girava il mondo per le sue conferenze.

Durante la sua tournée del 1956, mentre si trovava in America, fu colpita da forti dolori al ventre e, una volta ricoverata in ospedale e fatte le dovute analisi, le fu diagnosticato un grande tumore alle ovaie. Dopo essersi sottoposta all’operazione tornò al suo laboratorio e alle sue amate ricerche. Continuò a scrivere i suoi studi e a pubblicare costantemente per i due anni successivi ma, proprio a causa della sua malattia, morì il 15 aprile del 1958, all’età di 38 anni.

Le sue ricerche contribuirono a cambiare la nostra visione del mondo e diedero alla scienza un enorme contributo.


E.P.

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