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BLAME! LA PAURA DI ESSERE DIMENTICATI

Forse sulla Terra, forse nel futuro



Come sappiamo, il mondo di oggi è devastato, ogni giorno sembra venir fuori un nuovo problema, e la speranza sembra solo una debole luce in un tunnel senza fondo. Ma noi, nonostante ciò, non cambiamo: non cerchiamo di risolvere o prevenire tali problemi, bensì li alimentiamo.

Prendiamo come esempio le intelligenze artificiali e la robotica avanzata… entrambe si evolvono a ritmo esponenziale, e molti studiosi pensano che prima o poi gli umani verranno superati da queste ultime.


La visione di Tsutomu Nihei afferma proprio questa tesi: se noi dimentichiamo il mondo, il mondo finirà per dimenticare noi. Gli umani del futuro hanno costruito delle macchine sempre più potenti e intelligenti, fino al punto che queste ultime hanno perso il controllo: i robot sono diventati violenti, e i “costruttori”, gigantesche macchine progettate per edificare palazzi, hanno cominciato a creare strutture dalla forma insensata e di estensioni infinitamente vaste: un agglomerato immenso di cui non si conosce il confine: la Città.


Killy, il protagonista, è un cyborg armato di una potentissima pistola, che cerca di fermare l’espansione di questa Città, la quale ormai cresce da tempo immemore. Vagando in questa moltitudine di livelli e livelli di megastrutture, Killy è alla ricerca di umani possedenti i cosiddetti “geni di terminali di rete”, i quali possono permettere l’accesso all’infrastruttura digitale che controlla la folle espansione della Città, e quindi sono l’unica speranza per fermare quest’ultima.


Degli umani si è ormai quasi completamente persa traccia: la maggior parte è stata sterminata dalle safeguard, robot organici con lo scopo di eliminare qualsiasi intruso; gli ultimi rimasti si sono rintanati nei piani inferiori.


Questo manga, pubblicato nel 1997, pur non essendo molto conosciuto, è considerato un cult da molti intenditori, grazie alla sua visione estremamente distopica del futuro e dallo stile rivoluzionario e originale. Leggendo Blame! si prova una strana sensazione, solitudine forse, grazie alla rarità dei dialoghi: infatti, alcuni capitoli si svolgono completamente in silenzio. L’autore voleva che ci sentissimo desolati a vedere dei paesaggi estesi all’infinito, una città desertica e inadatta alla vita. Alcune scene possono rivelarsi di difficile comprensione, date le tavole dall’esagerata complessità, a volte, e dalla rarità se non talvolta assenza dei dialoghi. Il finale è ad aperta interpretazione, quindi tutti i lettori sono liberi di teorizzare sulla prosecuzione delle vicende.

Un’opera adatta a tutti i fan di fantascienza, soprattutto quelli un po’ pessimisti, per dare una carica in più ai loro pensieri negativi.


Samuel Tinarelli, 3^F


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