I film sono una forma d'arte spettacolare e dubito che qualcuno possa negarlo: hanno la funzione di rappresentare sentimenti, esprimere pensieri ed emozioni attraverso attori e attrici che dedicano tutta la vita all’accurata interpretazione delle parti che recitano, tanto da farci completamente immedesimare nelle storie che ci compaiono di fronte agli occhi infatti un film ci piace soprattutto quando le emozioni sono le stesse che capiamo e che condividiamo.
Un film risulta più interessante, quindi, quando ci identifichiamo con i protagonisti e con le loro esperienze e quando quello che i personaggi provano è qualcosa che abbiamo sentito anche noi nel nostro percorso di vita o che stiamo provando in quel momento.
Per un lunghissimo periodo, le pellicole cinematografiche di fama mondiale hanno avuto come personaggi principali uomini e (poche) donne, bianchi per lo più ricchi e raccontavano storie a cui solo pochi si sentivano vicini; solo nell’ultimo decennio si è notata una maggior varietà nei film e nelle serie, con l’introduzione di personaggi di diverse etnie, di vario orientamento sessuale e identità di genere e di ogni ceto sociale. Questa diversità ha, però, scatenato il fastidio di molti spettatori, che hanno considerato queste novità, parte dell’odiatissimo “politicamente corrotto”.
Un dibattito recente è quello riguardante il film live action de “La Sirenetta” dove la nota Ariel non è più una ragazza dalla pelle di porcellana e dalla folta chioma liscia e rosso fuoco ma una donna dalla pelle nocciola con dei lunghi ‘dreadlock’ arancioni (acconciatura comunemente fatta sui capelli afro). Questo ha chiaramente generato molto scontento nel pubblico, che riteneva inappropriato trasformare l’aspetto di una principessa così famosa, sostenendo che l’unico fine della Disney fosse quello di sembrare più accattivante descrivendo Ariel come una giovane rappresentante di una minoranza . L’introduzione di Halle Bailey nel film ha però anche commosso una generazione di bambine nere che non hanno mai avuto la fortuna di vedere la famosa sirena con il loro stesso colore di pelle e che hanno visto finalmente esaudito il loro desiderio di sentirsi principesse.
Alla fin dei conti la Sirenetta è un personaggio inventato ed è inutile dire che le sirene non esistono, ma neanche i pesci o gli uccelli parlanti, né tantomeno streghe-polipo che ti rubano la voce; importa veramente così tanto di che colore abbia la pelle questa creatura inventata, il quale non ha comunque niente a che fare con la trama della storia?
C’è anche da dire che, negli ultimi tempi, i film di Hollywood trattano storie di ogni tipo, raccontando trame da ogni punto di vista e, perciò, anche quello delle minoranze. E’ questo il caso del nuovo film di Scorsese, “Killers of the flower moon” che vede in primo piano l’attrice Lily Gladston che quest’anno è stata la prima persona nativa americana a vincere un Golden Globe (dopo ben 80 edizioni!). Come ha affermato lei stessa , questa è una vittoria che non appartiene solo a lei, ma a tutta la comunità nativa che negli Stati Uniti ha visto per lungo tempo tutta la sua storia e i suoi diritti violati e disprezzati ed è per questo che vittorie del genere sono un gran passo avanti per la società; esse promuovono una maggior rappresentanza, non solo nelle sale del cinema e sugli schermi delle tv, ma anche in ambiti lavorativi tradizionalmente privilegiati come quello della recitazione professionale, costituendo un fattore di enorme speranza e ambizione da parte dei piccoli di oggi che molto spesso, per un motivo o per l’altro, si sentono diversi.
Basma Fenji 4B
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