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DI CONTE IN DRAGHI

Breve cronistoria di una crisi italiana


La crisi del governo Conte bis si apre con l'annuncio ufficiale da parte di Renzi di non voler più farne parte. L'esecutivo, successivo all'alleanza Lega-Movimento 5 stelle, nasce a settembre 2019 con l'intento dichiarato di evitare una schiacciante vittoria del centrodestra in eventuali elezioni. Tale è l'importanza di tale obiettivo, che M5S e PD raggiungono un compromesso abbastanza controverso, date le precedenti tensioni. Renzi, ancora nel PD, è uno dei maggiori sostenitori di tale alleanza. Il motivo di tale interesse, non ufficialmente dichiarato ma decisamente evidente, emerge pochi giorni dopo la creazione del nuovo esecutivo: Renzi annuncia infatti di aver formato un nuovo partito, Italia Viva, sostenitore del governo e caratterizzato da un aspetto che non può essere tralasciato. Italia Viva è infatti un partito che, portando via senatori dal PD, ne conta un numero sufficiente a far crollare il governo con il loro eventuale dissenso. Seppure questo genere di dichiarazioni non sia mai ufficiale, Renzi, con il suo nuovo partito, ha effettivamente il potere di far cadere il governo e può usarlo come una sorta di ricatto contro PD e M5S che, sulla base degli sfavorevoli sondaggi e dell'indisponibilità di entrambi a partecipare ad un nuovo governo con il centrodestra, sono sotto costante minaccia.

Dopo un anno e pochi mesi di governo, si giunge al gennaio 2021. In quest'ultimo periodo gli alleati si trovano spesso in contrasto tra loro, il rischio della caduta del governo a causa dell'uscita di Italia Viva diventa concreta e, dopo un paio di settimane caratterizzate da aspri contrasti, la crisi ha inizio con le dimissioni delle due ministre renziane Bonetti e Bellanova.

A questo punto gli scenari possibili sono molteplici. Il primo è la fine del governo con le dimissioni di Conte, il secondo è il tentativo di quest'ultimo di trovare una nuova maggioranza in grado di soppiantare la perdita numerica di Italia Viva e formare un nuovo e pressoché medesimo governo. Inizialmente si prende anche in considerazione l'eventualità di un nuovo governo che includa ancora Italia Viva, ma l'ipotesi, imponendo una posizione di maggior rilievo a Renzi, viene accantonata. Conte decide quindi di non dimettersi e parte il reclutamento di nuovi alleati. Mentre alla Camera i numeri sono sufficienti, al Senato non si raggiunge la maggioranza assoluta: ciò significa un'alta instabilità di un eventuale governo Conte ter. Sulla base di ciò giunge la decisione di Conte di rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio e si riaprono altri nuovi scenari sulla base, ora, delle decisioni del Presidente della Repubblica. A Mattarella, in qualità di garante della Costituzione, spetta infatti scegliere se annunciare nuove elezioni o proporre un nuovo governo di stampo tecnico o politico. Poiché l'Italia attraversa una fase molto critica a causa della pandemia, la scelta cade sulla proposta di un governo guidato da Mario Draghi. Ex presidente della BCE, Draghi è per molti una figura degna di grande apprezzamento per le sue competenze e il suo operato passato; è in grado di dare agli investitori, da cui l'Italia con il suo colossale debito dipende, la fiducia necessaria. È inoltre di vitale importanza avere un governo forte e in grado di proporre all'UE un piano di spesa valido per poter ricevere i finanziamenti del Recovery Fund. Sebbene Draghi sia un tecnico, i ministri sono ancora un'incognita, ma la forte partecipazione da parte dei partiti a questo governo lascia intendere che i ministeri verranno spartiti tra tutti gli schieramenti. La cerimonia d'insediamento rivela la composizione del nuovo esecutivo: figure tecniche nei ministeri chiave, politiche negli altri.


G. B.

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