La vita è fatta di cose effimere, essa stessa lo è. Le esperienze, i momenti, le età, i progetti, le necessità, le persone: tutto ha un inizio e una fine. E quando ci rimangono solo i ricordi, spesso veniamo assaliti da una sensazione di nostalgia, di consapevolezza che alcune cose le abbiamo perse e non ritorneranno più, mentre altre che abbiamo vissuto sono destinate a rimanere stampate nei nostri cuori, nella nostra memoria, ma senza che ci sia concesso di riviverle, di percepirle di nuovo. A volte ci rammarichiamo, e via con i rimpianti e con le fantasie e con gli “e se…”. E magari ci capita di rimanere per sempre attaccati a un ricordo: ci avvinghiamo ad un’immagine, ad un dubbio, ad un errore proveniente dal passato. Subire una perdita è doloroso, ma fa parte della vita. E per ogni scelta che facciamo, siamo costretti a perdere qualcosa. Ma la vita è fatta anche di conquiste. Di nuovi inizi. È fatta di crisi, di momenti in cui si insinua il dubbio nella nostra mente, di periodi in cui ci mettiamo in discussione. E se provassimo a guardare il mondo con gli occhi di chi è a terra? Forse scopriremmo qualcosa in noi o nel mondo che ci circonda, qualcosa a cui prima non avevamo mai dato ascolto. Potremmo realizzare che prima della crisi ci eravamo dedicati a costruire qualcosa che non volevamo, che non eravamo davvero noi. Potremmo diventare più consapevoli, non solo riguardo a noi stessi, ma anche riguardo agli altri, e alle nostre vite. Potremmo diventare più umili. E dopo una crisi spesso si ha un nuovo inizio. Spesso, perché qualcosa di nuovo abbia inizio, è necessario che qualcos’altro finisca, che venga lasciato andare. Ma il passaggio, la crisi, può essere dolorosa e difficile. La vita stessa in realtà è un viaggio, una storia, un segmento, con un inizio e con una fine: la morte, che, a mio parere, da un lato fa perdere la vita di significato, dall’altro è proprio ciò che le dà un senso. Lascerò che sia la musica a raccontare in diverse chiavi quanto già detto, proponendo alcuni brani.
After the heartbreak, Brielle Von Hugel.
Dopo aver avuto il cuore spezzato, la protagonista ritorna a “vedere le stelle” e capisce che si tratta di un nuovo inizio, ma ricorda con nostalgia e dolore la sua storia d’amore passata, e la crisi che è sopraggiunta dopo la sua fine. Inoltre parla dei ricordi come di immagini, ombre, echi. È difficile lasciar andare il proprio passato e ricominciare. Ma, dopo che il suo cuore si è spezzato, deve pur ritornare a “vedere il Sole, ghiacciato da qualche parte nel tempo”.
“It’s the start of a new day “È l’inizio di un nuovo giorno
but it feels as though everything’s ending” Ma mi sento come se tutto stesse finendo”
“My earth feels like it stopped turning “La mia terra sembra aver smesso di girare
and my sun feels like it stopped burning. E il mio sole sembra aver smesso di bruciare.
Have you ever seen the sun after the heartbreak Hai mai visto il sole dopo il crepacuore
frozen somewhere in time? Ghiacciato da qualche parte nel tempo?
Have you ever seen the stars after the word Hai mai visto le stelle dopo la parola
goodbye?”. Addio?”
“Days and nights feel like forever “I giorni e le notti sembrano eterni
all my innocence has died” tutta la mia innocenza è morta”.
This is me, Keala Settle (The Greatest Showman) La protagonista racconta di aver imparato a nascondersi, a vergognarsi delle sue cicatrici, a credere alle voci di chi le diceva che non sarebbe mai stata amata per come era. Poi, alla fine della strofa e poco prima del ritornello, c’è un “ma”. “But I won’t let them break me down to dust. I know that there’s a place for us”: “Ma non lascerò che mi riducano in polvere. So che c’è un posto per noi”. La cantante ora parla di “noi”, riferendosi a tutti gli emarginati, tutti coloro che vengono considerati diversi. Infatti, nel film da cui la canzone è tratta (ambientato nell’Ottocento), tutte queste persone, ognuna con le sue particolarità, escono fuori dal buio in cui erano prima nascoste per entrare a far parte di un circo. Quest’esperienza permette loro di unirsi, di diventare una famiglia. In questa canzone viene proprio sottolineata la scelta di non cedere più sotto il peso dei giudizi altrui, ma di avere fiducia in se stessi e amarsi e mostrarsi per quello che si è. Si può quindi parlare di un nuovo inizio, di un passaggio, di un nuovo modo di vedere se stessi e il mondo e di rapportarsi con esso.
“When the sharpest words wanna cut me down “Quando le parole più affilate vogliono abbattermi
I’m gonna send a flood, gonna drown’em out Manderò un’alluvione, le affogherò
I am brave, I am bruised Io sono coraggiosa, sono ferita
I am who I’m meant to be Io sono chi devo essere
This is me” Questa sono io”
“Another round of bullets hits my skin “Un altro giro di proiettili colpisce la mia pelle
Well, fire away ‘cause today I won’t let the shame sink in Be’, spara via perché oggi non lascerò penetrare la vergogna
We are bursting through the barricades and Stiamo rompendo tutte le barriere e
Reaching for the sun (we are warriors) Raggiungendo il sole (siamo dei guerrieri)
Yeah that’s what we’ve become” Sì, questo è quel che siamo diventati”
Il suonatore Jones, Fabrizio De André La canzone parla di un contadino che smette di coltivare la terra per ricercare la libertà, che trova nella musica. Questa scelta è dunque per lui un nuovo inizio, un cambiamento totale del suo modo di vivere. Termina la sua vita in povertà, con i campi incolti e un flauto spezzato, ma ricco di ricordi e privo di rimpianti (da notare la presenza del flauto tra una strofa e l’altra). Colpisce la sua scelta di deviare dal destino che si era trovato davanti alla nascita e che anche i suoi padri avevano seguito, per dedicarsi a ciò che lo fa stare bene, a ciò che lo fa sentire libero. Questo ci può far riflettere su come, a volte, per essere felici abbiamo solo bisogno di seguire la nostra vera vocazione, di ascoltare noi stessi e non accettare di prendere la via, che spesso può sembrare più facile, che ci è già stata preparata. Possiamo anche renderci conto di aver passato la nostra vita a fare qualcosa che non volevamo davvero, e scegliere di ricominciare, di vedere le cose sotto una luce nuova.
“Sentivo la mia terra
Vibrare di suoni, era il mio cuore
E allora perché coltivarla ancora
Come pensarla migliore”
Bridges, Alika Il brano parla di una ragazza che si rende conto di essersi raccontata bugie fino ad allora, e di aver ignorato tutti i suoi sogni e ricordi. Ma adesso le sue bugie non reggono più, lei trova la forza di guardarsi dentro, di perdonarsi per aver ingannato sé stessa, di ricominciare, di “costruire un mondo di ponti”, come canta con voce potente. “Bridges”, ponti, è anche il titolo del brano, e credo sia molto significativo. Infatti un ponte fa pensare a un’avventura, ma anche a un’apertura, a un’unione, e può essere un simbolo della scelta della protagonista di ricominciare, aprirsi al mondo e inserirsi in esso, di prendere la strada che ora è chiara davanti a sé e che prima non vedeva, imparando, costruendo, abbattendo i muri.
“There is always time “C’è sempre tempo
To get back on track Per rimettersi in carreggiata
Tearing down the walls Abbattendo i muri
Slowly every step Lentamente un passo alla volta
Now I see myself Ora mi vedo
Building up a world of bridges Costruire un mondo di ponti
You will find a way Troverai un modo
To begin again Per ricominciare
No more time to waste Niente più tempo da perdere
Or to play pretend O passato a fingere
Now I see myself Ora mi vedo
Building up a world of bridges” Costruire un mondo di ponti”
Ma valse, ZAZ Trovo questa canzone particolarmente complicata e ricca di interpretazioni possibili. Ma parla soprattutto di una vita, o meglio, di una crescita. I primi versi si possono interpretare come un’infanzia, in cui la protagonista sorride “come una rosa al vento”, e desidera essere la regina del suo mondo innocente, fatto di “piogge di luce che si sciolgono” sul suo campo. Poi racconta di aprirsi all’amore, “alle sue braccia e ai suoi sospiri”, che le “scaldano il sangue”. Subito dopo parla di una sofferenza, di una crisi, che avviene perché lei smette di amare se stessa, si sente vulnerabile e ha paura di esporsi, di aprirsi alle persone che non possono sentire l’orrore che ha dentro. Parla prima di un grande vuoto, di qualcosa di sconosciuto e “tenero”, da cui vorrebbe lasciarsi sopraffare per poter smettere di aspettare, di farsi male, magari; poi delle ceneri di un silenzio che ha assaporato talmente tante volte da non esserne più sorpresa. Infine torna a parlare dell’amore come di qualcosa che desideriamo e di cui non abbiamo mai abbastanza, ma che non sappiamo prendere, perché a volte ne abbiamo paura. Finché un giorno, quasi increduli, riusciamo ad accettarlo:
“Questa perla, questo sesamo che avevamo nascosto bene
nel profondo del nostro oblio, sul bordo del molo
contemplando il cielo rosso dei sogni cancellati.
È la fame che arriva come una rabbia nello stomaco
l’ardore sfuggente che grida e ci dà la caccia
come un vecchio fantasma stanco di non essere riconosciuto
Di essere ascoltato senza paura per poter essere letto”.
Racconta di una lotta contro se stessa, contro una gabbia creata da lei; ma poi ritrova la libertà, ed è stufa di essere vittima di una paura insensata. Infine afferma di voler lasciare che la vita vada avanti, impegnandosi a viverla a modo suo, accettandosi; lascia andare le convinzioni sbagliate che l’avevano frenata fino a quel momento e “osa vivere”. Questo nuovo inizio non è dissimile da quello della canzone precedente, in cui la protagonista si perdona e sceglie di ricominciare. Anche la musica è articolata e non si ripete mai del tutto uguale e riesce a creare importanti effetti espressivi.
Reasons to stay, Kate Vogel La protagonista di questa canzone sente di essersi “messa in una scatola”, isolandosi. Si sente sconfitta, ma quando, dopo aver girato per la città, arriva ad un ponte, capisce di non voler morire. Capisce di essere pronta a tutto pur di sopravvivere, e che la bellezza vincerà sul dolore, e fa un elenco di tutti i motivi per restare. Si pone davanti a una scelta, e sceglie di vivere, di ricominciare.
“No I don’t wanna die, just don’t wanna live “No non voglio morire, solo non voglio vivere
Why can’t I reach out for help” Perché non riesco a chiedere aiuto”
“From the chill of the autumn wind “Dal gelo del vento autunnale
And the laugh of your sister’s kid E la risata del bambino di tua sorella
To the first snow when it sets in Alla prima neve quando comincia a cadere
The beauty will outweigh the pain La bellezza prevarrà sul dolore
We’ll all find a purpose one day Troveremo tutti uno scopo un giorno
There’s so many reasons to stay” Ci sono così tante ragioni per restare”
Je vole, Louane La protagonista di questa canzone sta lasciando la propria casa e la propria famiglia per “spiccare il volo”, partire, prendere in mano la sua vita, o forse andare incontro al suo futuro. Saluta quindi in modo commovente i suoi genitori, rassicurandoli eppure esprimendo l’emozione e una certa paura che prova al pensiero di lasciarsi indietro la sua casa per intraprendere questo viaggio. Quindi per lei si tratta sia di una fine che di un inizio, sia di un addio che dell’aprirsi di un nuovo orizzonte.
“J’ai dit que j’étais bien “Ho detto che stavo bene
Tout à fait l’air seren Con l’aria piuttosto serena
Elle a fait comme de rien Lei ha fatto come se niente fosse
Et mon père démuni a souri E mio padre disarmato ha sorriso
Ne pas se retourner Non ci si volta indietro
S’eloigner un peu plus Ci si allontana un po’ di più
Il y a gare une autre gare C’è una stazione e un’altra stazione
Et enfin l’Atlantique E infine l’Atlantico
Mes chers parents, je pars Miei cari genitori, me ne vado
Je vous aime mais je pars Vi amo ma me ne vado
Vous n’aurez plus d’enfant Non avrete più figli
Ce soir” Questa sera”
Pane e coraggio, Ivano Fossati La canzone parla dell’arrivo in Italia di migranti che dopo un viaggio duro in condizioni disumane sono costretti a cominciare una nuova vita, sono di fronte ad un nuovo inizio, trovandosi davanti però un futuro incerto in una terra che non li vuole.
“Pane e coraggio, commissario
Che c’hai il cappello per comandare
Pane e fortuna, moglie mia
Che reggi l’ombrello per riparare
Per riparare questi figli
Dalle ondate del buio mare
E le figlie dagli sguardi
Che dovranno sopportare
E le figlie dagli oltraggi che dovranno sopportare
Ma soprattutto ci vuole coraggio
A trascinare le nostre suole
Da una terra che ci odia
Ad un’altra che non ci vuole
Proprio sul filo della frontiera
Commissario ci fai fermare
Ma su quella barca troppo piena
Non ci potrai più rimandare
Su quella barca troppo piena
Non ci potremo mai più ritornare”
Il mattino, Grieg Il mattino, con la sua aria fresca e la rugiada che bagna il prato, i fiori e le foglie, e con il sole che spunta da dietro la collina, tingendo il cielo dei colori dell’alba, è l’inizio della giornata. È proprio il mattino che viene descritto in questo brano, appartenente alla musica di scena dell’opera teatrale Peer Gynt, principalmente interpretato da strumenti a fiato (come flauto, oboe, clarinetto…). Nel corso del brano si percepisce un effetto di progressione che rimanda al sorgere del Sole.
La primavera, Vivaldi La primavera è una stagione di rinascita, in cui la natura, dopo il gelo dell’inverno, comincia e rifiorire e il clima diventa più mite, perciò si può pensare ad essa come ad un nuovo inizio.
La Primavera è il primo dei quattro “Concerti delle stagioni” di Vivaldi, interpretato dagli archi e basato su un testo poetico, forse scritto da Vivaldi stesso. La musica trova corrispondenza nei versi della poesia: la primavera arriva, si odono il canto degli uccellini, lo scorrere dei ruscelli, il soffio di uno “zeffiretto”, cioè di un vento primaverile; poi arriva una tempesta annunciata da tuoni e lampi, che vengono rimpiazzati da nuovi canti di uccellini dopo il suo quietarsi. Nel secondo movimento un pastore, con a fianco il cane fidato, dorme su un prato fiorito, mentre il vento spira tra le fronde. Infine ninfe e pastori danzano al sopraggiungere della primavera e del suono della zampogna.
Beatrice Trottolini 2M
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