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Día de los muertos: quando i morti tornano a fare festa

  • Writer: pubblicazionesirin
    pubblicazionesirin
  • 9 hours ago
  • 2 min read

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Molti credono che il Día de los muertos sia una festività che si celebra soltanto il 2 novembre. In realtà, questa tradizione inizia già dalla fine di ottobre, in particolare il 28, quando si crede che le anime dei morti tornino nel regno dei vivi per tutta la settimana seguente.

Altari, calendule, “calaveras” (cioccolatini a forma di cranio), e il profumo di incenso e “pan de muertos" appena sfornato riempiono le vivaci strade messicane. In questi giorni infatti, tutti si affrettano per decorare le proprie case con striscioni di color nero, fucsia, viola e arancione e preparano l’altare di famiglia dedicato ai loro antenati defunti.

Quest’anno ho avuto il piacere di vincere una borsa di studio per un programma interculturale in questo affascinante paese e mi sono ritrovata ad aiutare la mia famiglia ospitante a predisporre l’altare. Abbiamo posto una candela per ogni persona deceduta, tutti i loro piatti preferiti (noi abbiamo preparato del pane, enchiladas, pozole, arroz con leche, tostadas, frutta varia e dei ferrero rocher), acqua, calendule, statuette di angeli, calaveritas di zucchero e cioccolato, pan de muertos e alcune fotografie de los abuelos (i nonni) e dei cagnolini che purtroppo sono morti l’anno scorso.

Ognuno di questi oggetti possiede un profondo significato simbolico, ad esempio le candele sono la luce che dona pace alle anime, l’aroma e l’acceso color ambra delle calendule aiutano le anime a raggiungere l’offerta, il “pan de muertos” rappresenta il ciclo della vita e della morte, le "calaveras" (che anticamente erano teschi veri, poi sostituiti da figure di zucchero o cioccolato) simboleggiano la fragilità della vita e aiutano a ricordare i defunti in modo allegro e colorato.

Nella visione indigena del mondo, grazie a questo altare, le anime lasciano il Mictlan, l’inframondo atzeco, per trascorrere del tempo con le loro famiglie e condividere il cibo offertogli. Questa tradizione ha origini preispaniche, poiché i Messicani celebravano i loro defunti dopo la stagione del raccolto, tra settembre e novembre.

Gli indigeni adattarono poi la venerazione dei loro defunti al calendario cristiano e lo sincronizzarono con le credenze dei conquistadores spagnoli, mantenendo però la stessa essenza celebrativa.

Secondo il calendario cattolico, il 28 e 29 Ottobre si ricordano le vittime di violenze e incidenti; il 30 e 31 Ottobre i bambini morti senza essere battezzati; 1° Novembre, corrispondente al “Día de Todos los Santos”, è il giorno dedicato ai bambini morti; e il 2 Novembre alla commemorazione dei defunti che avevano raggiunto l’età adulta.

Inoltre, in questo periodo, a Tonatico, città in cui attualmente vivo, abbiamo organizzato parate con carri decorati a mano, fuochi d’artificio, sentieri avvolti da candele e petali di calendula, e ognuno è sceso in piazza travestito da “Catrina” (figura scheletrica che rappresenta l’eleganza della morte).

È in queste celebrazioni spumeggianti e allegre che il Messico ricorda al mondo che la morte non è un’assenza totale, ma un diverso modo di esserci.


Francesca Shi, la vostra corrispondente dal Messico.


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