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GUBBIO, 2 OTTOBRE: DISSENTERIA PER UNA QUARANTINA DI COMMENSALI


Questo è stato per tutto il mese di ottobre il trend topic che ha spopolato su svariate piattaforme e ha fatto fare a tutti delle grandi risate.

Ma siamo sicuri che ciò che ci raccontano sia la verità?

Ci ha parlato di questo Matteo Grandi, giornalista e autore televisivo perugino, molto attivo nella lotta contro la disinformazione, alla manifestazione Umbrialibri.

Quello che i giornali avevano dipinto come uno scenario apocalittico che aveva richiamato nella piccola cittadina umbra un capannello di ambulanze per assistere le decine di avventori, e diverse volanti della polizia, si è rivelato essere un caso di problemi personali di salute di alcuni dei commensali, che non aveva nulla a che vedere con la cucina del ristorante.


Ma allora perché a distanza di mesi ci sono ancora articoli virali che ne parlano?

Il titolo del libro di Grandi “La verità non ci piace abbastanza” fornisce la risposta perfetta all’interrogativo: i lettori hanno preferito credere alla notizia più divertente, non a quella più veritiera.

Dopo la pubblicazione di un primo articolo che già presentava fatti alterati, il web ha permesso di creare un castello di carta di notizie che, tweet dopo retweet, si sono allontanate sempre di più dalla realtà e che hanno portato l’eco degli eventi in tutto il Paese.


La difficoltà nel discernere le notizie vere dalle fake news è stata accresciuta da un fenomeno caratteristico dell’era digitale, l’overloading informativo, che pone davanti agli occhi del lettore molte informazioni, anche contrastanti tra loro, impedendogli di trovarne facilmente di credibili. Il sovraccarico di notizie, inoltre, perde la sua neutralità anche a causa della mediazione degli algoritmi delle piattaforme che studiano le preferenze degli utenti per presentargli articoli di “probabile interesse”, non necessariamente attendibili. Da uno studio dell’università di Cambridge è emerso che le nostre scelte online vengono costantemente monitorate dall’algoritmo al punto che, raggiunti i 100 likes la macchina rischia di conoscerci meglio del nostro migliore amico, con 200 meglio della nostra famiglia, oltre i 300 meglio di noi stessi.


Nonostante i suoi difetti, è importante ricordare che non è la rete la causa prima della disinformazione ma le singole voci degli utenti che creano una rete di falsità in modo più o meno cosciente. Questo cambio di mentalità dei lettori è uno dei fattori che stanno contribuendo alla crisi del giornalismo tradizionale e che sta portando molte testate ad adottare nuovi modelli di redazione, che prediligono la quantità alla qualità dell’informazione per ragioni di natura principalmente economica: ne sono un esempio i giornali in cui solo il 50% degli articoli sono di produzione dei redattori, e l’altra metà opera di collaboratori esterni, retribuiti in base al numero di articoli prodotti.


Nonostante questo “concorso alla disinformazione”, la verità non è impossibile da trovare, e scavando a fondo senza accontentarsi della prima notizia superficiale che ci aggrada, possiamo raggiungerla.


Quale consiglio darebbe Matteo Grandi a noi giornalisti in erba della Siringa per trovare delle notizie che siano il più veritiere possibile e presentare ai nostri lettori informazioni attendibili?

"Io credo che già in questa domanda ci sia un pezzo di risposta, perché evidentemente siete animati dalla voglia di scrivere cose credibili e di cercare informazioni vere; penso che oggi questa sia una strada che ripaga moltissimo, perché l’informazione vera, accurata, e le notizie credibili sono merce sempre più rara. Quindi secondo me se riuscite a proporre questo tipo di informazione partite già con il piede giusto, dopo di che io dico che bisogna sempre avere uno spirito critico acceso. Vedo che voi andate ancora a scuola, ecco questa da un po’ di tempo ha dimenticato lo spirito critico, il fatto che prima di darci delle nozioni dovrebbe allenare lo spirito critico, il dubbio, il porsi sempre con un minimo di scetticismo di fronte alle cose dalle quali siamo bombardati e poi provare con la propria testa ad approfondire."


Alcuni si fidano delle grandi testate giornalistiche, altri del retweet di un personaggio famoso, altri ancora del post Facebook di un amico: Matteo Grandi, allora, di chi si fida?

"Potrei rispondere di nessuno ma sarebbe un po’ banale, in realtà mi fido del fatto che viviamo in un sistema in cui ci sono gli strumenti per verificare, ci sono delle fonti autorevoli, e anche grazie ai social network troviamo profili di scienziati, storici, ricercatori e a volte è molto più utile andare sotto il tred twitter del ricercatore che pubblica tabelle, dati, numeri, piuttosto che fermarsi al titolo del Corriere della sera.


Matilde Costarelli 4H

Elisa Pompili 4H


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