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IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI: UN MASSACRO PASSATO INOSSERVATO


Un evento rimasto praticamente ignorato negli ultimi decenni  è la strage del popolo armeno, avvenuta durante la Prima guerra mondiale. 

Con il termine “genocidio armeno”, chiamato in lingua armena  “Medz Yeghern”, cioè “grande crimine”, si indica la deportazione ed eliminazione del popolo armeno da parte dell’Impero Ottomano. Ma quali sono gli antefatti storici che hanno permesso questo sterminio?


Verso la seconda metà del Diciannovesimo secolo iniziarono a nascere i primi movimenti nazionalisti all’interno della popolazione armena. Nel corso degli anni successivi continuarono a crescere, in particolare dopo la sconfitta ottomana nella guerra russo-turca del 1877-1878.  Con la fine della guerra, l’Impero ottomano dovette accettare le condizioni imposte dal trattato di Santo Stefano che rendeva indipendenti Serbia, Montenegro e Romania, mentre concedeva autonomia alla Bulgaria. La potenza ottomana, però, durante le trattative, si oppose ad ogni costo alla creazione di uno stato armeno, che si sarebbe allineato con la Russia. Nel frattempo però il popolo aveva cominciato a organizzarsi in tutta Europa, fondando partiti come la Federazione rivoluzionaria armena (Dashnak) a Tbilisi, o il partito Hunchakian a Ginevra. La situazione cambiò quando nel 1909, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, all’interno dell’Impero Ottomano si affermò il governo instaurato dai “Giovani Turchi”, un movimento politico che temeva che gli Armeni potessero allearsi da un momento all’altro con i Russi. A questo si sommò lo spostamento di gran parte della popolazione turca in Anatolia a causa di un impoverimento economico e territoriale. Infatti, il movimento dei Giovani Turchi era molto meno tollerante con la minoranza armena, quindi non fece altro che alimentare l’odio già presente, sostenendo saccheggi da parte delle tribù curde e discriminazioni continue da parte delle autorità ottomane nei confronti degli Armeni. 

Successivamente l’Impero ottomano entrò nella Prima Guerra Mondiale a fianco di Germania e Austria-Ungheria, ed è proprio in questo periodo che il governo turco prese la decisione di risolvere una volta per tutte la questione della presenza armena. 


A causa dell’andamento disastroso della guerra, i Giovani Turchi decisero di cercare un capro espiatorio e lo trovarono negli Armeni, che vennero accusati di aver tradito l’impero svendendolo ai Russi. L’“epurazione” iniziò con le prime comunità armene dell’Anatolia; successivamente investì i soldati armeni, che furono smobilitati, trasferiti in battaglioni di lavoro, disarmati e uccisi.  

Il genocidio vero e proprio iniziò dopo l'approvazione della legge Tehcir del 29 maggio 1915 che  autorizzava la deportazione della popolazione armena dell'Impero ottomano sotto la supervisione di funzionari civili, militari e ufficiali dell’esercito tedesco alleato con l’ottomano. Questo era l’inizio delle “marce della morte”, itinerari forzati verso il nulla, attraverso il deserto di Der-Es-Zor, in condizioni intollerabili e tra violenze di ogni tipo: c’era chi moriva di fame, malattia o sfinimento, mentre i sopravvissuti arrivavano in campi di concentramento ubicati in Siria e in Mesopotamia in condizioni pietose. Lì attendevano la morte per fame o per sete, o sotto i proiettili dei fucili turchi. I massacri durarono per un anno e fecero tra 600mila e un milione di vittime, anche se alcune fonti parlano addirittura di 1,5 milioni di morti, mentre le fonti turche tendono a minimizzare la cifra. Tuttavia il governo ottomano non riuscì a nascondere il genocidio a giornalisti, missionari, diplomatici e ufficiali militari stranieri, che informarono i rispettivi Paesi. 


Nonostante questo, il genocidio armeno per anni non ha ricevuto il giusto riconoscimento, anche se sta iniziando ad essere rivalutato. La Turchia a tutt’oggi si rifiuta di riconoscere l’evento come “genocidio”, ed è uno dei motivi di tensione tra lo Stato e l’UE. Tra i testimoni dello sterminio c’è  Aurora Mardiganian che, sopravvissuta al massacro in cui morì tutta la famiglia, decise di scrivere un libro, “Ravished Armenia”, da cui è stato tratto un film nel 1919 e a cui la ragazza prese parte come attrice. 

In Italia  sono presenti comunità armene importanti come quelle di Venezia, Roma, Milano, Padova e Bari, che tentano non solo di diffondere la propria cultura, ma anche di sensibilizzare le persone riguardo a un genocidio che ancora oggi difficilmente viene riconosciuto. 


Per saperne di più  sotto è consultabile il link al sito dell’Associazione italo-armena.



Giulia Piselli 5H

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