top of page

IL SURREALISMO


Nato nella Parigi del 1920 come reazione alle atrocità della prima guerra mondiale ed agli attuali valori politico-culturali, il surrealismo fu un movimento che influenzò la pittura, la fotografia, la scrittura, il teatro e il cinema a livello internazionale, portando così all’inizio di un nuova ed innovativa modalità di rappresentazione artistica.


Storia

André Breton inizialmente fu membro del gruppo Dada, ma, deluso dalla mancanza di direzione del movimento ed influenzato dalle idee di Sigmund Freud, cominciò a sperimentare nuove pratiche creative; così, insieme a Louis Aragon e Philippe Soupault, fondò il movimento surrealista (termine coniato nel 1917 dal poeta Guillaume Apollinaire), attirando numerosi giovani curiosi di esplorare l’inconscio umano.

Nel 1924 Breton pubblicò il “Manifeste du Surréalisme” a Parigi, nel quale descrisse il surrealismo come “automatismo psichico allo stato puro, con il quale ci si propone di esprimere -verbalmente, per mezzo della parola scritta, o in qualsiasi altro modo- il funzionamento effettivo del pensiero. Il dettato del pensiero, in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione e al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”.

Il movimento quindi si presentava come una forma di liberazione per l’ immaginazione dell’artista, così da poter promuovere una dimensione spontanea e casuale dell’inconscio. Con le parole “puro automatismo psichico”, Breton garantiva per ogni forma d’arte la creazione di combinazioni inconsuete, senza vincoli estetici, morali o razionali, così da poter dipingere in maniera del tutto liberatoria e automatica; in questo modo, il surrealismo si configurò come il movimento di massima libertà espressiva ed esaltazione dell’interiorità dell’uomo.


La pittura nel surrealismo

Nella pittura surrealista si distinsero principalmente due metodi di rappresentazione differenti: una parte degli artisti ricreava oggetti della realtà, privandoli di connessioni logiche in modo da ricreare l’immaginario del sogni, mentre l’altra parte giungeva ai limiti dell’astrazione per via puramente istintiva.

Gli artisti del movimento surrealista rappresentarono nelle loro opere ambienti metafisici e misteriosi del tutto estranei al senso comune degli anni 20, infatti, un dipinto in questo stile doveva avere un carattere ribelle e che andasse contro alla mente razionale, quindi anche alle norme sociali repressive del dopoguerra.

Nonostante il surrealismo abbia influenzato anche altre forme d’arte, la pittura fu la prediletta, poiché essa consentiva la creazione di figure inquietanti e assurde, con la possibilità di comporre accostamenti inaspettati, dando luogo ad un dipinto distorto che potesse far nascere dell’inquietudine nell’osservatore.

Per creare questo effetto, gli artisti utilizzarono la tecnica dello spostamento, la quale si basava sulla rimozione o la traslazione di un oggetto dal suo contesto familiare: con questa tecnica, i surrealisti poterono creare ed innescare negli osservatori nuove riflessioni ed associazioni psicologiche.

Un punto comune a tutti gli artisti del movimento era l’interesse per il sogno e la sua interpretazione; ampiamente studiato da Sigmund Freud, esso non segue nessuna logica ed è pura espressione dei sentimenti umani. Insieme al sogno, l’inconscio divenne la base del surrealismo, così i dipinti degli artisti del movimento andarono a concentrarsi sulla rappresentazione dei pensieri inconsci e azioni non dettate dalla ragione.


Esponenti

Vi presentiamo alcuni tra i maggiori esponenti del surrealismo.


André Breton

Nonostante non riguardi prettamente il surrealismo artistico, ma quello letterario, non potevamo non citare il fondatore del movimento culturale nel suo complesso. Infatti, con il suo “Primo Manifesto del Surrealismo” risalente al 1924, il poeta francese contestò i valori della società borghese ed ufficializzò la nascita del Surrealismo, stabilendone le regole fondamentali ed i temi principali, tra i quali si ritrovano la libertà, l'inconscio, la follia, l’immaginazione, l’infanzia ed il sonno, interpretato come una realtà che unita alla veglia genera una realtà assoluta, appunto denominata “Surrealtà”.


Max Ernst

Il primo artista ad aderire al surrealismo fu il pittore e scultore tedesco autodidatta Max Ernst, il quale si mostrò sin da subito entusiasta del movimento fondato dall’amico Breton. Esso viene considerato un ponte tra il dadaismo e il surrealismo, facendosi conoscere in particolar modo per l’invenzione di alcune tecniche ma anche per la combinazione di tecniche preesistenti per rendere i dettagli ed indagare la misteriosità della natura. La principale ispirazione per le sue opere fu senz’altro l’interpretazione dei sogni e dell'inconscio, i quali originano un immaginario assurdo; ciò lo si può chiaramente vedere dalle sue opere, come ne “La vestizione della sposa” nella quale viene rappresentata questa figura di uomo-uccello, chiamata Loplop, definita dall’artista stesso come un suo alter-ego.


Salvador Dalì

L’artista spagnolo, una delle icone più famose del surrealismo, si avvicinò ad un nuovo metodo paranoico-critico, a differenza della tipica tecnica dell’automatismo, per estrapolare le proprie fantasie dal subconscio: esso veniva eseguito in uno stato allucinatorio e prevedeva l’osservazione di un oggetto e la rispettiva trasmutazione in un altro. Questo metodo trova massima esemplificazione nella sua opera più famosa, ovvero “La persistenza della memoria”: il dipinto vede al centro una figura antropomorfa immersa nel sonno, circondata da tre orologi molli, che, perdendo consistenza e quindi la parte razionale, simulano il tempo nella dimensione onirica ed esprimono la relatività del tempo, ed un quarto intatto ma chiuso e invaso da formiche, il che fa ipotizzare che esso sia ormai fermo.


René Magritte

Rappresentare una dimensione che non può essere spiegata dai canoni sensibili ed andare oltre le apparenze: queste le idee che sancirono l’inizio della ricerca artistica di Magritte, predominata da immagini stranianti ed evocative del passato con oggetti alienati dal tempo. L’adesione alla poetica del surrealismo spinge il pittore belga a trasferirsi a Parigi, questo infatti venne chiamato periodo parigino, dove perfezionò i temi più importanti della sua arte, tra cui il rapporto tra parole, immagini e cose; da questo periodo risalgono opere nelle quali la semplicità dell’immagine viene contraddetta dalle parole, il che induce l’osservatore a interrogarsi e cimentarsi nel risolverlo. Questi elementi vengono rispecchiati in opere come “L’uso della parola”, la quale apparentemente ritrae una pipa accompagnata dalla scritta "ceci n'est pas une pipe" (questa non è una pipa), creando dubbio ed incomprensione in chi guarda: ciò si spiega solo capendo che la pittura non ha a che fare con la realtà, bensì con il pensiero, infatti questa non è una pipa, ma la sua rappresentazione.


Joan Mirò

Il catalano in realtà non aderí mai completamente al movimento, nonostante le innegabili caratteristiche tipiche surrealiste come l'uso della tecnica dell'automatismo psichico, accogliendo anche influenze dadaiste e fauviste per poi elaborare uno stile del tutto originale e personale. Il principio fondatore che può essere trovato in lui non è tanto l'immagine, bensì l'emozione, che caratterizzò la sua arte, sia pittura che scultura, con colori vividi e brillanti, duri contrasti ed oggetti allucinanti che rimandano alla dimensione onirica. Un altro elemento inconfondibile dell'arte di Mirò è l'essenzialismo delle figure, il quale viene conciliato dalla frequente sperimentazione di tecniche e materie, ma anche dal meditato uso dei colori, che contribuiscono alla resa grafica ed al significato stesso dell'opera. L'opera che cronologicamente precede il manifesto surrealista, ma comunque vi rientra a pieno titolo data la tecnica usata (automatismo psichico) è il "Carnevale di Arlecchino" nel quale viene rappresentata una sua visione dove possono essere riconosciuti oggetti fluttuanti come note musicali ed animali.


Angelo Giacomo Pasquini 4D

Marina Bocciolini 4H


bottom of page