Il viaggio ha sempre fatto parte della storia umana. Da sempre, gli uomini hanno compiuto migrazioni per riuscire a sopravvivere, procurarsi il cibo, andare in cerca di migliori condizioni di vita. Il viaggio non è mai facile, e coincide sempre con un’avventura. Può essere frutto della curiosità o della sete di conoscenza proprie degli esseri umani: più lontani e diversi dal nostro pensiero sono i luoghi che tocchiamo durante il viaggio, e maggiore è il fascino che essi suscitano in noi. Si pensi, inoltre, all’Odissea, poema epico in cui il viaggio è il tema centrale, come dimostrazione dell’importanza che esso ha avuto in ogni epoca e tipo di pensiero. Ma il viaggio è solo uno spostamento che possiamo compiere da un luogo fisico all’altro? Entrare in contatto con luoghi diversi consegna alla nostra memoria delle esperienze solitamente particolari e complesse, e dunque ci consente di compiere anche un viaggio interiore, inteso come percorso di crescita. Ma per effettuare un viaggio può non essere necessario uno spostamento: potremmo visitare dei luoghi presenti dentro di noi piuttosto che posti concreti. In questo senso, possiamo intendere il viaggio non solo come trasferimento da un punto di partenza ad una meta (che può essere certa, incerta, o non essere presente) ma anche come percorso di formazione interiore. Quindi, se consideriamo il viaggio una crescita e uno sviluppo dell’individuo, può essere definito tale anche un periodo della vita, o la vita stessa. Si pensi, in primo luogo, al passaggio di un individuo nel mondo adulto: può essere considerato un viaggio il tortuoso cammino verso un punto di equilibrio. In questo senso, la vita è una formazione continua, perché in ogni momento siamo esposti ad agenti che potrebbero turbare il nostro equilibrio e dare avvio al nostro viaggio. La nostra forza, quindi, potrebbe consistere nel mantenere questo equilibrio. Ma questa condizione di equilibrio, fondamentalmente, che cos’è e perché la ricerchiamo? Nei libri che leggiamo, nelle storie che raccontiamo, nelle nostre speranze verso il futuro l’obiettivo da raggiungere è sempre questo “lieto fine”. Ebbene, credo che questo equilibrio non sia altro che la felicità. Ma non deve essere visto soltanto come una meta, o un punto di arrivo finale: nella vita reale, questa condizione rappresenta per tutti noi un obiettivo da raggiungere, ma anche da mantenere, in quanto si tratta di una situazione in costante evoluzione. In poche parole, quest’equilibrio può essere tanto la meta quanto il punto di partenza del nostro viaggio.
Mi permetto inoltre di chiedermi in che cosa consiste, questa felicità. Ora, vi aspetterete una risposta complessa e filosofica, ma da me forse non potrete averla: ho una riflessione tutto sommato semplice sulla felicità. Io credo che essere felici sia stare bene, in tutti i sensi. Inserirsi in un determinato contesto che ci fa sentire realizzati, essere liberi e maturi. Che possono sembrare cose scontate, ma non lo sono. E poi, è importante aggiungere che la felicità è soggettiva, e quindi le cose che ci rendono felici sono diverse per ognuno di noi (ad esempio, per qualcuno può essere la stabilità, per qualcun altro la vita errante). Essere felici, comunque, non significa non avere problemi o non soffrire mai: il nostro equilibrio può essere turbato in ogni momento.
“La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”, Oscar Wilde.
“La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa”. Friedrich Nietzsche.
“Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la felicità.” Aristotele.
Vorrei sottolineare inoltre l’importanza rivestita dall’atto di scegliere, nell’ambito del viaggio sia fisico che inteso come percorso di crescita. Infatti nella vita siamo continuamente costretti a compiere delle scelte, e forse la cosa più dura da accettare, crescendo, è che con ogni scelta, così come guadagniamo qualcosa, siamo costretti a perdere qualcos’altro. Anche le più piccole decisioni che prendiamo sono determinanti per il nostro percorso di vita; perciò, forse, non ha senso chiedersi come sarebbe andata se si fosse presa una decisione diversa. Forse, ha più senso chiedersi come comportarsi nel nuovo contesto determinato dalla scelta compiuta, e fare progetti per il futuro. Progetti che, in ogni caso, saranno influenzati, turbati e modificati inevitabilmente dalle altre scelte che prenderemo.
Forse, la vita stessa può essere un viaggio: il punto di partenza è la nascita, poi possono esserci diverse situazioni di equilibrio e di squilibrio, diverse peripezie… ma alla fine il viaggio termina sempre, in un modo o nell’altro. E non so dire se la morte sia la meta, o se la vita sia piuttosto un viaggio verso l’ignoto. Forse sono vere entrambe le precedenti affermazioni. Fatto sta che non esiste un viaggio infinito. O, per lo meno, io non riesco ad immaginarlo.
BEATRICE TROTTOLINI 1M
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