ANNO ALL’ESTERO, COSA CI DICE UN EXCHANGE STUDENT?
Negli ultimi anni è cresciuta la richiesta di ragazzi che desiderano passare il quarto anno all’estero e la meta piú ambita sono quasi sempre gli USA. Il merito, o la colpa, è soprattutto dei social e delle tv che descrivono il mondo americano esagerandone i pregi e nascondendo i difetti.
Ma tutto ciò che ci viene mostrato è vero?
Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con Gioele, alessino che ha deciso di passare il suo quarto anno di liceo a Phoenix, in Arizona.
- Come ti trovi?
Abbastanza bene. Speravo in una scuola un po' più grande con più attività a livello sportivo ed extrascolastico, ma non posso dire di trovarmi male. Fortunatamente Phoenix è una grande città, quindi si può trovare facilmente qualcosa di nuovo da fare, anche se è un po' difficile spostarsi tra autobus e Uber, che costa rigorosamente un occhio della testa. A livello di compagni di classe non posso dire di trovarmi male, anche se ovviamente speravo in più diversità (persone di colore che amano il rap) ma sono sicuramente molto più gentili e accoglienti di ciò che avrei trovato in una scuola pubblica, e meno strani, fortunatamente non c'è nessun furry o con credenze strane. La famiglia che mi sta ospitando, più della scuola, è perfetta per me. Infatti, penso di essere riuscito ad ambientarmi del tutto e a creare un legame che spero duri anche dopo quest'anno, specialmente con il mio hdad, così si chiama il padre ospitante, che è esattamente una copia di me in tutto e per tutto.
- In cosa differisce il sistema scolastico americano da quello italiano?
Ci sono varie differenze tra il sistema scolastico americano e quello italiano; inoltre devo scrivere una tesi sullo stesso argomento alla fine dell'anno, quindi sarò felice di farvela leggere. Probabilmente la più grande differenza che mi viene in mente è la differenza tra scuole private e pubbliche: in Italia è molto difficile, soprattutto per il liceo, che qualcuno vada in una scuola privata, non sono in realtà sicuro neanche della loro esistenza. Qui in America è quasi la norma, soprattutto per chi vuole poi continuare un percorso di studi molto difficile, poiché queste scuole sono più prestigiose. Anche il prezzo per gli studi è molto diverso. In Italia nessuno si preoccupa di tuition fees o housing fees quando si sceglie l'università, mentre qui è probabilmente la prima cosa che ogni studente controlla. Molte di queste possono avere costi che superano anche i centomila all'anno, includendo tutto, che spesso lasciano grandi debiti nelle tasche degli studenti.
I locker, per cui è famosa la scuola americana, basandomi sulla mia esperienza, sono un vero problema , quelle cose sono veramente difficili da aprire, soprattutto se non lo hai mai fatto prima. L'ultima differenza che ho notato è che nonostante la scala dei voti può andare da A ad F o da 100 a 0, i voti sono tutti spostati verso il picco della scala. In poche parole, nonostante abbiano una valutazione per ogni singolo compito per casa, questi verranno facilmente valutati con voti molto alti e la classica A non è come il 10 italiano ma più come un 7-8. Io personalmente non ho avuto la possibilità di scegliere i miei corsi, poiché molti mi servono per diplomarmi qui e non c'è una scelta così grande, ma so di miei amici che li hanno cambiati varie volte perché troppo semplici o troppo difficili.
- Hai notato differenze culturali?
Ci sono sicuramente molte differenze culturali. Studiando in una scuola cristiana ho notato molti più cristiani con fede ferma rispetto all'Italia. Una cosa molto triste degli USA, ma abbastanza famosa, è che non si preoccupano quasi per niente dell'ambiente. La raccolta differenziata non è niente più che due cestini: uno per il riciclabile e l'altro per il non riciclabile, sistema molto più facile di quello italiano, tuttavia penso che aiuti molti americani a non preoccuparsi affatto di dove buttare la propria immondizia. Ultima differenza che ho notato, anche se non presente in tutti gli USA, è il metodo di trasporto. Raramente qui si cammina e onestamente è anche difficile andare da una parte all'altra solo camminando, a causa della grande distanza tra le strutture. Questo cambia però a New York, che è famosa per la facilità con cui si può andare da una parte all'altra della città.
- Cosa ti manca dell’Italia?
Mi mancano molte cose dell’Italia: ovviamente amici e familiari, ma ci sono molti modi per distrarsi ed è importante farlo per non vivere male quest’esperienza.
Inoltre, pensando a cose meno importanti, mi manca pagare cinque euro e riuscire a cucinare la cena per sette persone; il cibo qui è molto costoso, forse anche per il fatto che ci troviamo in un periodo di crisi in cui l’inflazione è alta. Ad esempio il Sanbitter e il Crodino, che bevevo ogni sabato, qua costano €24, più del doppio rispetto all’Italia.
Oltre a questo ritengo che trovare prodotti buoni sia difficile: per esempio da poco volevo fare il tiramisù e per trovare mascarpone e savoiardi ci ho messo tanto tempo (se vi interessa è venuto abbastanza bene).
Per di più mi manca camminare per raggiungere diversi luoghi, in Italia ero abituato a muovermi a piedi e mi piaceva.
Ma più di tutto mi manca il nuoto, ero solito nuotare un’ora al giorno in Italia e ora purtroppo ho perso quest’abitudine.
- Come hai vissuto l’allontanamento da famiglia e amici?
So che per molti studenti è la parte più difficile del percorso e molti sviluppano la cosiddetta “homesicking”, cioè la grande mancanza di casa, che porta ad un malessere: io stesso ho conosciuto ragazzi che hanno sofferto per questo. Io onestamente ho cercato di non prendermela molto, mi tengo comunque in contatto con i miei amici in Italia però non mi interesso a cosa fanno e a come si divertono senza di me, nonostante mi piaccia stare in contatto con loro. Inoltre sono contento del fatto che mi sono tenuto in contatto anche con alcuni professori.
Cerco di mantenere un certo distacco anche dai miei familiari, per non sentire eccessivamente la loro mancanza, ma anche perché altri exchange students mi hanno raccontato che l’host family può diventare gelosa. Con mia madre e mia nonna mi sento tutte le domeniche ed ogni tanto mi chiama anche mio zio. Il resto della famiglia la sento prevalentemente per scopi pratici, infatti ho scritto spesso a mio padre e a mia zia per chiedere ricette.
- Pensi che ci sarà un grande dislivello tra il quarto che hai fatto all’estero e il quinto che farai in Italia?
Onestamente penso di sì, ma non più di tanto. Tecnicamente l’anno che sto facendo adesso dovrebbe essere pensato per mandare lo studente a frequentare subito un college, inoltre sto studiando in una scuola privata quindi il livello di istruzione è un po’ più alto rispetto a quello medio americano. Non mi preoccupo più di tanto. Sto facendo vari corsi da college che mi danno dei crediti che mi permetterebbero di saltare metà anno o probabilmente un intero anno di college americano.
Ci sono comunque delle materie che mi preoccupano, per esempio quest’anno non ho frequentato nessun corso di fisica, però, essendo bravo nella materia, la professoressa Lombardi non si preoccupa del mio recupero ed è convinta che io possa farcela. Io durante l’estate studierò fisica, soprattutto perché finite le superiori vorrei andare a studiare al Politecnico e nell’esame di ammissione ci sono vari problemi di fisica su argomenti che non ho affrontato quest’anno.
Elisa Pompili 4H
Andrea Buchicchio 4G
Francesco Conti 4G
Gioele Carlani 4G
Kommentare