A causa della pandemia di covid-19 la nostra vita è sempre più digitale: ma qual è l’impatto ambientale di tutte queste attività?
Ci troviamo ad affrontare sfide epocali: la pandemia di covid-19 il cambiamento climatico, per citarne due. Molti pensano che la prima abbia aiutato a combattere il secondo: infatti con un pianeta chiuso in casa, niente auto, navi e aerei, è logico pensare che il lockdown abbia abbattuto drasticamente le emissioni. I media sembrano confermare questa idea riportando notizie sulla ripresa della natura: i delfini che ritornano a Venezia, anatre che passeggiano per il centro di Torino sono esempi di una natura che apparentemente riconquista lo spazio che gli avevamo sequestrato. Sfortunatamente la realtà è un’altra: con i lockdown non abbiamo arrestato il nostro perpetuo attacco al pianeta, abbiamo solamente inquinato in altri
modi. A causa della pandemia molte attività si sono spostate su piattaforme online, dal lavoro alla scuola, dal ristorante alla banca, e molte altre. Nel 2020 si è registrata una velocissima digitalizzazione, costringendo anche il più tenace difensore dell’analogico ad arrendersi al progresso. Il progressivo passaggio ad attività in rete va a sostituire molte attività fisiche, eliminando le loro emissioni di CO2. Quindi è vero che con i lockdown stiamo salvando il pianeta?
La risposta è no: il digitale non è sinonimo di ecosostenibile infatti computer, dispositivi elettronici e infrastrutture digitali consumano quantità sempre maggiori di elettricità. E l’energia elettrica, se non proviene da fonti rinnovabili, produce emissioni di gas serra. Inoltre mentre ci possiamo immediatamente rendere conto del consumo della nostra auto guardando quanto carburante utilizza, come possiamo capire il consumo del nostro frigo leggendo la bolletta?
Esiste anche un’altra tipologia di consumi: l’inquinamento digitale, caricare e scaricare contenuti dal web richiede energia, energia usata per far funzionare la gigantesca rete che abbraccia tutto il mondo, data centre e infrastrutture digitali hanno un costo. Guardare per 10 minuti un video ad alta definizione in streaming equivale, come impatto energetico, a utilizzare un forno elettrico da 2.000 W a piena potenza per 3 minuti. Uno studio francese afferma che mezz’ora di serie tv su Netflix è responsabile dell’emissione di circa 28-57 grammi di CO2. Sembra poco no? Bene, ora facciamo qualche semplice calcolo: in Italia, alla fine del 2019, Netflix registrava 2 milioni di abbonati, ognuno di questi impiega circa 3 delle 7 ore trascorse su Internet a guardare contenuti su piattaforme di streaming, secondo quanto riportato nell’ultimo Global Digital Report. Quindi minimo 60 grammi di CO2 all’ora
per 3 ore al giorno per 2 milioni di abbonati, sono 360.000.000 grammi o 360 tonnellate di anidride carbonica in un giorno, il peso di circa tre locomotive elettriche. Per guardarci la nostra serie tv preferita emettiamo il corrispettivo di tre locomotive di CO2, ogni giorno. È doveroso specificare che questo calcolo serve a rendere l’idea del problema ma, basandosi su un solo studio non è affidabile con certezza; per approfondire è utile un’altra interessante ricerca condotta da Save on Energy. Questo studio, intitolato Netflix & COVID – 19: The environmental impact of your favourite shows, è stato condotto basandosi sui dati ufficiali, diffusi da Netflix, relativi al periodo compreso tra ottobre 2018 e settembre 2019. È dunque
antecedente alla diffusione del coronavirus e i dati potrebbero quindi essere sottostimati.
Tutto questo prima della pandemia; durante il lockdown si è rilevato un comprensibile incremento degli utenti per siti o app di streaming: questo tipo di utilizzo è passato dai 2,8 milioni di ore nel 2019, a 6,5 milioni del 2020. L’utilizzo via smart tv è cresciuto del 1000%, dello smartphone del 143%. Per non parlare poi dell’aumento di utilizzo di applicazioni di videochat, cloud e tutti gli altri servizi offerti dal web, ora fondamentali a causa della pandemia. Ovviamente la quantità enorme di energia richiesta può provenire da fonti diverse, ognuna con il suo impatto sull’ambiente. Per questo motivo GreenPeace ha pubblicato un rapporto, disponibile sul loro sito, chiamato ClickClean, assegnando un voto a tutte i principali servizi e compagnie internet. Quindi se siamo nella condizione di scegliere se guardare un film su Netflix o su Amazon Prime, possiamo farlo pensando anche all’ambiente.
Va detto che l’efficienza energetica di dispositivi e infrastrutture digitali è in continuo
miglioramento, e questo è positivo per l’ambiente, ma comporta il fatto che occorre cambiare spesso smartphone, tablet, computer, televisori collegati, e questo al contrario non è per nulla positivo. Il consumo di energia del ciclo di vita di questi oggetti dall'estrazione dei minerali rari, alla produzione, al trasporto, allo smaltimento, si aggira intorno all’83% del consumo totale per lo smartphone, dell’80% per un laptop, del 60% per un televisore connesso. Qui il nostro contributo come ultimo anello della catena diventa importante, possiamo scegliere cosa guardare e quanto, possiamo decidere di tenere il telefono vecchio un pochino di più: ogni contributo è importante.
S.F.
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