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"L'UMANA NATURA NOI COMPORTA"



“La Bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l’una all’altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l’eternità”. O.Wilde


La parola “Bellezza” è, innanzitutto, un nome che può comprendere al suo interno tantissimi concetti, sensazioni, punti di vista, immagini; e io credo che la bellezza si possa trovare pressoché in ogni cosa, perciò è corretto dire che ciò che è bello, lo è per sempre. Ma, al tempo stesso, i canoni di bellezza cambiano non solo da cultura a cultura, ma anche di epoca in epoca. Quindi si può dire che ciò che era considerato bello duemila, duecento o forse anche solo cinquant’anni fa, lo sia ancora oggi? Forse la risposta è in alcuni casi sì e in altri no. Ma quello che è sicuro è che l’uomo ha sempre ricercato la bellezza, e ha tentato anche di definirla. La parola Bellezza è incredibilmente potente, perché si porta dietro tantissime cose. Ha poi un significato diverso per ognuno di noi, perché si tratta di un’esperienza soggettiva, anche se non si può negare l’esistenza di una bellezza universale, semplice conseguenza del fatto che siamo tutti esseri umani e, a prescindere dalla cultura di appartenenza, condividiamo scopi come la sopravvivenza o la riproduzione. La bellezza, inoltre, esiste solo se c’è una mente che la percepisce: non sono le cose ad essere belle in sé, ma siamo noi a dar loro un certo significato. Perciò, da un certo punto di vista, potremmo dire che la bellezza è anche superflua; eppure sembriamo quasi averne bisogno: “La bellezza è una promessa di felicità”, disse Stendhal. Come interpretare questa frase? È uno degli interrogativi che intendo pormi, seppure sia difficile trattare un argomento così controverso e misterioso (è forse proprio questo a renderlo bello).

P.S. È comunque bizzarro che l’uomo si interroghi su concetti astratti come la bellezza, che lui può percepire ma che di fatto sono solo prodotto della sua mente. Ed è bizzarro anche che egli stesso non sia in grado di comprendere del tutto la profondità della sua mente e di ogni suo prodotto; ma dopotutto quello che ci circonda, bellezza compresa, per noi esiste solo perché noi esistiamo e possiamo percepirlo, dico bene?


Diverse concezioni di bellezza: Il Dandy e la cultura greca


Oscar Wilde, in effetti, era un Dandy, cioè una figura che si diffuse in Europa alla fine del XIX secolo, il cui scopo era fare della propria vita “un’opera d’arte”. Un Dandy è un aristocratico elegante, raffinato, eccentrico e stravagante, che rifiuta il perbenismo e il moralismo della sua epoca, scandalizza le masse e fa della bellezza una filosofia di vita. Il Dandy è innamorato della bellezza, e la persegue interessandosi di cibo prelibato, abbigliamento, aspetto esteriore; ma si distacca dalla società contemporanea vedendo nella sua eleganza un simbolo di superiorità. A questa descrizione corrispondono anche Dorian Gray, il protagonista del famoso romanzo di Oscar Wilde, e Andrea Sperelli, protagonista de “Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio, che poteva a sua volta essere definito un Dandy. Ciò che rende il Dandy una figura controversa è anche il fatto che egli è un eterno incompreso, un narcisista che si sente superiore alla massa, ma al contempo soffre di solitudine.

È poi interessante presentare la concezione che gli antichi greci avevano della bellezza: essa era strettamente legata all’equilibrio, all’armonia e alla proporzione, e rappresentava una sorta di perfezione. Anche l’arte, per i greci, era volta alla ricerca della perfezione, ed era intesa come uno strumento di conoscenza universale (non come un’espressione soggettiva dell’artista). La bellezza era poi legata al concetto di Kalokagathia, termine praticamente intraducibile che indica un concetto fondamentale nel pensiero greco: un uomo che possedeva virtù fisiche, non poteva non avere qualità come autocontrollo, volontà, coraggio (che rappresentavano il raggiungimento della perfezione e quindi della bellezza). Il termine Kalokagathia deriva infatti dall’unione di kalós “bello”, e agathós “buono”. Nell’Antica Grecia, il modello di bellezza fisica era l’atleta, che veniva usato anche per rappresentare gli dèi e la loro immortalità. Secondo la mentalità greca, non esisteva un individuo in cui tali qualità fisiche non fossero accompagnate da qualità morali (In parole povere, tutti coloro che erano belli fisicamente dovevano esserlo anche interiormente, e coloro che erano brutti esteriormente dovevano esserlo anche moralmente). Questo concetto è distante dalla nostra moderna idea di bellezza: noi percepiamo la bellezza interiore ed esteriore come due cose separate, anche se i canoni estetici dell’Antica Grecia non sono del tutto tramontati, e continuano anzi ad influenzare la nostra idea di bellezza.


La bellezza nella società moderna


Spendiamo ogni anno cifre esorbitanti per i cosmetici, ma perché lo facciamo? Rispondere a certi canoni di bellezza può avvantaggiarci? Può cambiare l’opinione che gli altri hanno di noi? Può renderci felici? E soprattutto essere belli significa davvero rientrare in determinati standard di bellezza? Cos’è la bellezza? In una società come la nostra diventa sempre più necessario farsi queste domande. Sì, perché i media diffondono sempre più immagini di modelli di bellezza, anche irraggiungibili, che noi siamo inconsapevolmente tenuti a rispettare. E un’altra domanda che è interessante porsi è perché questi modelli siano insistenti soprattutto verso le ragazze. È forse conseguenza della visione della donna come di un oggetto il cui scopo è piacere? Fatto sta che le ragazze sono tempestate di foto che sembrano impartire l’ordine di raggiungere questa assurda perfezione anche a scapito della propria salute (ad esempio il voler perdere peso, acquisire un fisico il più possibile magro e slanciato, nei casi estremi l’anoressia). Questo porta le ragazze a non sentirsi più bene con loro stesse, e a pensare che, se non fanno determinate cose, non saranno mai belle, non piaceranno mai agli altri, e non saranno mai felici. Sì, perché spesso la bellezza diviene sinonimo di felicità. Ma non vorrei che sembrasse che da questo tipo di disturbi fossero afflitte solo le ragazze: la percentuale dei ragazzi è in costante aumento. Questo ci porta ad una riflessione sulla felicità, poiché quella esposta finora è fondata sulle apparenze e perciò molto superficiale, lontana dall’idea che ho io di felicità. Ma non è scontato che i ragazzi e le ragazze lo capiscano. Anzi, probabilmente quasi tutte le ragazze che lo hanno capito, ci sono arrivate dopo averne sofferto a loro volta, ed è normale. Questi modelli di bellezza diffusi dalla società stanno diventando davvero pericolosi e possono rendere anche la vita impossibile: detta in parole povere, molto spesso o esegui quello che la società ti predispone di fare, o sarai costretto a sentire il peso del giudizio degli altri; e in questo caso o porti la tua “diversità” come una forza (e questo è un comportamento decisamente onorevole), o finisci per vergognartene (a torto). Il messaggio che voglio trasmettere, perciò, è che quello che siamo portati a pensare quando parliamo di bellezza è in realtà qualcosa di molto superficiale, che secondo me non rispecchia la complessità del concetto del bello. La bellezza può nascere da una cosa che ci fa stare bene, può nascere anche da qualcosa che ci trasmette una sensazione di ordine, razionalità, pace e serenità, e quindi di equilibrio; ma può nascere anche dai contrasti, da ciò che ci disturba, che ci scombussola, che ci commuove, da cose sproporzionate e che non stanno bene insieme. Sono diversi i dettagli, del mio fisico così come della mia personalità, che sono portata a considerare difetti; ma io credo che siano valori aggiunti, perché credo in una bellezza che è frutto dei contrasti, anche violenti, più che in una bellezza che è frutto dell’equilibrio. Io credo che, se fossimo perfetti, la bellezza per noi non esisterebbe; perciò “Il bello nell'arte, nel pensiero, nell'azione, non deriva da un'armonia perfetta; l'umana natura noi comporta; ma nasce dalla guerra fra il bene e il male, nella quale il vero qualche volta vinto finisce col trionfare”, Giovan Battista Niccolini. Ciò non significa che dobbiamo rimanere ostili alle idee di bellezza diverse dalle nostre, o rifiutare qualsiasi corrispondenza agli standard di bellezza della società (come i cosmetici, ai quali molte femministe sono contrarie).


Riflessione sulla felicità

Vorrei fare una breve considerazione riguardo alla frase di Stendhal: “La bellezza non è altro che una promessa di felicità”, prendendo poi in esame, nella mia incompetenza, un paio di altre citazioni. Stendhal sostiene che la bellezza sia qualcosa in grado di scatenare in noi emozioni forti, causando perdita di razionalità, paura (ciò da un lato ci rimanda alla famosa sindrome che porta il suo nome). E la bellezza è una promessa di felicità, perché può essere intesa in senso molto vasto: ognuno di noi ha delle passioni, delle cose che suscitano in noi quella sensazione che si può chiamare bellezza. Ogni volta che ci rendiamo conto che una cosa ci piace, ed è bella ai nostri occhi, ci si apre una nuova strada, un nuovo cammino che, per quanto a volte possa essere tortuoso, conduce ad un futuro che sta a noi coprire di bellezza.

“La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”, Oscar Wilde.

“La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa”. Friedrich Nietzsche.

“Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la felicità.” Aristotele.

Alla fine di questo articolo, non ho ancora dato una risposta chiara alla domanda: Cos’è la bellezza? Beh, posso esporre la mia opinione, dandone una definizione generale con la quale forse non sarete completamente d’accordo: io credo che il modo migliore per descrivere la bellezza sia associarla a tutto ciò che è prodotto della nostra creatività, del nostro ingegno, dei nostri sentimenti, del nostro pensiero: in breve, del nostro essere umani; a patto che sia volto in direzione della creazione. La guerra, ad esempio, non potrà mai essere bellezza, perché è distruzione. Allora combattiamola con la bellezza.


Beatrice Trottolini 1M


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