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“La vita secondo Natura” Intervista al prof. (e ormai scrittore) Pier Luigi Bianchi

  • Writer: pubblicazionesirin
    pubblicazionesirin
  • May 27
  • 6 min read

Sicuramente molti di voi lo conosceranno come professore, dopotutto insegna al Liceo Alessi da molti anni. Il professor Pierluigi Bianchi, però, ha recentemente aggiunto un nuovo titolo al suo curriculum vitae: quello di scrittore. Con l’uscita del suo romanzo d’esordio “La vita secondo natura” lo scorso 5 novembre, ha sorpreso e incuriosito tutti noi.



Non potevamo lasciarci sfuggire questa occasione unica, così abbiamo deciso di intervistarlo per scoprire qualcosa di più su questa nuova avventura. 

Il romanzo affronta temi moderni, come il rapporto tra uomo e natura, il benessere e le influenze dei social, ed è ambientato  in un quartiere ultramoderno ed ecosostenibile, dove i personaggi, ognuno con le proprie aspirazioni e contraddizioni, si incrociano in una palestra. Ma non vogliamo svelarvi troppo: lasciamo che sia lui a raccontarvi tutto, con quella semplicità e simpatia che lo rendono così speciale anche in classe. 

Noi: Prof., le promettiamo che non sarà difficile risponderci!  Abbiamo raccolto anche un po' di domande, oltre a quelle che ci eravamo preparate che riguardano sia il progetto che la realizzazione del libro e infine alcuni approfondimenti. 

Vogliamo partire dal generale: da cosa nasce il bisogno di scrivere questo libro? Che cosa vuole dirci e per quale tipo di pubblico è pensato? È rivolto più ai suoi alunni o ai suoi colleghi?

Prof: Allora parto dall'ultima domanda e… nessuno dei due! È per chi lo vuole leggere, e per chi è interessato a certe tematiche che sono quelle che ho affrontato approfonditamente. La scrittura  anche per me nasce da un bisogno di esprimersi su determinati temi che mi stanno a cuore. Come sfogo personale, come bisogno personale. E al pubblico, quando inizi a scrivere, non ci pensi, nel senso che tu, appunto, hai semplicemente a cuore un tema che, come in questo caso, è trasversale, perché alla fine può interessare una persona giovane, un adulto, anche una persona anziana:  i temi che affronto più o meno toccano tutti.

Noi: Decisamente. La prossima più che una domanda è un'interpretazione che probabilmente abbiamo dato noi e non sappiamo se fosse anche il suo intento, esprimerlo. Nel suo libro c'è una critica, seppur implicita, alla modernità? Modernità intesa come lo sviluppo eccessivo dell'apparenza, cioè rispetto a ciò che invece è la funzione, l'essenza di una cosa:si dà più importanza a ciò che appare secondo lei ? 

Prof: Sicuramente in parte ci può essere anche una critica,  ma più che la critica c'è l'intento di parlare, secondo me, dei grandi problemi del nostro tempo: una cura egoistica dell’immagine, un concetto di esistenza e una identità legati al corpo, alla perfezione fisica, al culto della bellezza. E parallelamente c’è anche la ricerca del benessere materiale. Quindi diciamo, non so se è una critica, ma non è un mondo che a me piace. E ha tantissime conseguenze, perché questo tema ne tocca tanti altri; è un tema trasversale che oggi è molto calato sui giovani, come un aspetto  del disagio giovanile, ma che secondo me intanto ha radici nelle generazioni più adulte.

 Insomma è un problema trasversale di tutta la società questo culto della perfezione, della bellezza che poi si trasferisce ai social, che sono il mezzo fondamentale attraverso cui questo culto viene esaltato. Però riguarda tutti, in qualunque fascia d'età e in qualunque classe.


Noi: Lei in questo romanzo ha scritto di personaggi che colpiscono molto a primo impatto, molto profondi e particolareggiati. Uno di questi ha specialmente colpito noi giovani, quello di Giulia, probabilmente perché la troviamo più vicina a noi rispetto agli altri. Perciò le volevamo chiedere, come è nata l'idea di questo personaggio?


Prof:  Con Giulia, fra tutti i personaggi che frequentano la palestra, volevo rappresentare la trasversalità del problema dell'essere, e l’importanza che viene data più al corpo che allo spirito. Per dimostrare come questo tema in fondo tocchi tutti ho approfondito due storie di giovani, e due storie di adulti, entrambe sia dal punto di vista maschile che femminile. Tuttavia in Giulia è dove ho sentito di più questa problematica, lei che non ha nessuna mancanza legata al suo corpo non lo sente comunque perfetto: questo dimostra che la percezione dell’essere perfetti o meno non si lega necessariamente a una bellezza oggettiva. Giulia è una ragazza egoista e superficiale, che disprezza la madre per i suoi valori, che sono quelli dell'onestà, e della correttezza. Tutto l’impegno che mette la madre per prendersi cura della famiglia lo considera negativo perché non rispecchia quel mondo a cui lei aspira, dove tutto si ottiene facilmente, e i valori che contano sono altri. Giulia, come anche i suoi coetanei Yuri, Manuel e Ivan, è completamente assuefatta dalla realtà materialistica dei social, che porta i ragazzi ad agire in modo sconsiderato senza provare nessun tipo di sentimenti. Da un lato però la storia di Giulia si può comprendere: infatti lei non è stata cresciuta da una famiglia presente ma ha passato la sua infanzia davanti agli schermi che inevitabilmente le hanno trasmesso quel tipo di valori.


Noi: Adesso avremmo qualche domanda sulla realizzazione del progetto. Per esempio, qual è stato il momento più difficile durante la stesura della storia?

Prof: In realtà non c’è stato un momento difficile, perché dietro il romanzo non c’è alcun progetto, mi sono semplicemente seduto un giorno davanti al computer e ho iniziato a scrivere. Leggendo il libro sembrerebbe che la storia segua un piano organico, notando magari simmetrie con ciò che accade nella vita di tutti i giorni, ma, mentre ci sono persone che scrivono una falsariga del romanzo dall’inizio alla fine, io ho creato tutto scrivendo, senza avere un progetto vero e proprio in mente. Credo che sia dovuto al fatto che lo sentissi talmente mio, talmente nel profondo, che non sia servita una stesura iniziale per organizzare gli eventi della storia. Naturalmente può capitare che ad un certo punto non si riesca ad andare avanti, ma non ho mai avuto un vero e proprio blocco, mi bastavano 2-3 giorni per schiarirmi le idee e ricominciare a scrivere.


Noi: Qual è stata la reazione più sorprendente che ha ricevuto, sia prima che dopo la pubblicazione del romanzo?

Prof: Dovrei pensarci un attimo. Sorprendente non saprei, ma la più bella siete stati voi, lo sapete. Poi c'è stata la presentazione del libro, il 27 novembre, che è stata una grande emozione, perché c’era tantissima gente. Quando scrivi un libro, fino al giorno della presentazione, è una cosa solo tua, ma dal momento in cui la pubblichi diventa di chiunque la legga. Questo fa sì che si trovino tante interpretazioni diverse del racconto, cosa che può stupire, perché magari non sono quelle a cui avevi pensato tu, ma che sono fondamentali poiché il confronto con gli altri aiuta a chiarire cose di sé stessi.

Noi: Ora ci piacerebbe sapere se c'è qualcosa che ha scoperto su di lei realizzando questo libro.


Prof: Ho scoperto molto su di me.   Innanzitutto capire che la tua scrittura piace è stato per me molto importante. Voi mi conoscete e sapete che la forma di riferimento alla scrittura è un fatto che mi sta particolarmente a cuore. Quindi scoprire di aver scritto una cosa che gli altri apprezzano sembra banale, ma non lo è.



Noi: Allora prof. le facciamo l'ultima domanda poi la lasciamo andare: come mai, secondo lei, l'uomo ha sempre attribuito così tanta importanza alla forma fisica, cioè a come appare?


Prof: Allora, intanto già per i Greci era così, no? Addirittura i greci identificavano la bellezza estetica con la bellezza etica, quella morale. Per cui era anche un grosso problema, perché è come dire che in qualche modo se uno nasceva “brutto”, non poteva essere una bella persona. Quindi diciamo che questo mito “dell'aspetto fisico” c'è sempre stato. Perché è la prima cosa che si percepisce di noi. Quello che credo è che ci sono stati secoli e secoli di storia, di psicologia che in qualche modo avrebbero dovuto aiutarci a guardare oltre, a saper andare di là.

Di questo aspetto a volte sembra invece il contrario. Nella nostra società questo mito della forma fisica è ritornato prepotentemente alla ribalta, forse più di quanto lo è stato in passato, anche in un passato abbastanza recente. È un frutto dei nostri tempi che è acuito fortemente. È veramente un fenomeno sociale senza precedenti in questo secondo me. I social, che sono di per sé uno strumento, quindi di per sé non sono nulla di negativo, hanno favorito un ritorno prepotente dell'importanza dell'immagine. Io non trovo nulla di sbagliato nell'immagine, nel desiderio di apparire, entro certi limiti. Credo che diventi un problema nel momento in cui si mette in secondo piano la cura di se stessi, di quella che nel romanzo chiamo anima. Quando Rudy, l'istruttore, incontra le persone della palestra alcuni lo apprezzano per la sua grande cultura. Altri, soprattutto i più giovani, cercano un istruttore più giovane che badi più ai muscoli che non a quell'anima, che molti di loro non sanno neppure di possedere. L’affermazione, che è nel libro, vuole mettere in evidenza proprio questo, cioè che noi molto spesso ci dimentichiamo che abbiamo soprattutto bisogno di curare noi stessi, la nostra interiorità.


Noi: Grazie mille di averci concesso l’intervista prof! Le siamo davvero grate.


Prof: Grazie a voi ragazze, è stato un piacere. Le interviste più belle sono quelle che mi fate voi alunni. Avvertitemi quando esce!

Di Livia, Chiara e Matilde del 2G.





 
 
 

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