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LE FOGLIE DELLA SIRILLA

Dante Paradiso XXXIII 64/66 Così la neve al sol si disigilla; / così al vento ne le foglie levi / si perdea la sentenza di Sibilla



L’uccello che girava le viti del mondo


L’ho sentito all’alba stamattina e dunque esiste.

È l’uccello che gira le viti del mondo e lo riconosci perché fa proprio il rumore del cacciavite che stringe le viti. CRI…cri…piano piano, nel silenzio incerto dell’alba, quando sei solo, puoi sentire l’uccello stringere i bulloni, preparare il grande spettacolo, rimettere insieme i pezzi del mondo.

Prima che il giorno cominci, che cominci la giornata degli uomini, l’uccello aggiusta, regola i meccanismi invisibili cri..criiii…. questa estate ho letto uno strano libro di Murakami, che si intitola proprio “L’uccello che girava le viti del mondo”. E stamattina mi è tornato in mente.

La storia sul momento non mi aveva molto convinto: mi sembrava debole, una specie di vagabondaggio solitario, tra giardini abbandonati, periferie urbane, strani personaggi, sedicenti guaritori. Un girare a vuoto, alla ricerca di se stessi e di un amore perduto, con la saltuaria ed enigmatica compagnia di un gatto girovago e di una strana adolescente che prende il sole nell’estate irreale e immobile.

Un tempo sospeso alla ricerca di risposte, fatto di lunghe attese sulle panchine della città, di lavori improbabili, come contare le teste calve alle stazioni del metro per un’azienda di parrucche, una storia di talismani, di medium. Un labirinto, che nasconde varchi nel fondo di un pozzo secco, in una casa abbandonata.

Non mi aveva convinto, credevo, eppure mi è rimasto dentro.

Stamattina ho sentito il verso dell’ uccello che gira le viti del mondo ed ho sentito anch’io, con un brivido, che ci si può smarrire negli interstizi del reale, negli intervalli vuoti del tempo e dello spazio. Se sparisco venite a cercarmi là.


La Sirilla


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