Continuità tra arte e realtà nel MUMA di ASSISI
Cosa ci fa all’ingresso del Muma di Assisi una ragazzina completamente calva, senza braccia e un bel pancione da gravidanza avanzata, circondata da una foresta amazzonica brulicante di fiori e animali esotici?
Si tratta di “Ori” una scultura in ceramica refrattaria, pelle, spago ed oro zecchino, alta circa 1,20 cm, che fa parte della mostra ora in svolgimento in Assisi, intitolata “MULHER E MUSA: LE SACRE CUSTODI DELLA VITA” di Tonina Cecchetti visitabile, per ora, solo virtualmente nella sezione EVENTI del sito www.mumamusei.it e, di persona, speriamo presto.
L’evento si inserisce nel più ampio progetto “INCONTR…ARTI OLTRE l’IMMAGINE” che coinvolge altri nove musei ecclesiastici della nostra Regione, con l’intento di rivalutare un patrimonio culturale di grande interesse.
Le opere di Tonina presentate in questa mostra si collegano con gli altri reperti conservati nelle sale mediante un delicato filo poetico.
Vale la pena spendere due parole per introdurre il Muma: il museo Etno-Atropologico che ospita la mostra. L’acronimo significa “Museo Missionario Indios dei Frati Cappuccini in Amazzonia” di Assisi; esso è collocato a due passi dalla a Facciata della Basilica di San Francesco. Nasce per conservare i tanti reperti portati in Italia dai frati missionari, ed è unico nel suo genere, infatti è uno spazio modernissimo, interamente multimediale e interattivo, niente di polveroso o noioso, adatto sia ai visitatori più giovani che agli adulti; qui, oltre ad una fantastica ricostruzione della flora e della fauna di una particolare zona dell’ immensa foresta amazzonica, l’Alto Solimões (Brasile) vi sono molti reperti originali ormai risalenti ad un centinaio di anni fa, che testimoniano gli usi e i costumi del popolo dei TiKuna: maschere rituali, totem, strumenti musicali e tanto altro. Questa tribù, infatti, ancora oggi ferma all’età della preistoria, vive di caccia, pesca e raccolta spontanea nella foresta dell’Amazonia, non sempre in modo indisturbato dal cosiddetto “uomo civilizzato” che spesso mette in pericolo la sua esistenza.
“Le Sacre custodie della vita” prende spunto proprio da questo mondo, così antico e allo stesso tempo moderno e raccoglie forme espressive, materiali e documenti tra loro molto diversi, unendoli tramite un unico filo conduttore: la donna (MULHER: donna in portoghese).
In particolare, si sofferma su un delicato periodo della vita femminile, quello in cui una bambina diventa donna. I Tikuna chiamano il passaggio dalla pubertà alla età adulta “LA MOCA (ragazza) NOVA” e con questa espressione includono anche un insieme di riti ad esso legati.
Tra le tante tradizioni che circondano questo passaggio e non sempre comprensibili per noi “occidentali”, Tonina Cecchetti ha scelto di far “dialogare” le sue opere in mostra con un reperto in particolare che è sicuramente tra i più importanti presenti del museo: “LA MADRE DEL VENTO”. Si tratta di un disco, o meglio di un tappeto intrecciato con le fibre del grande albero amazzonico Capinuri. Su di esso viene fatta sedere la fanciulla che è appena diventata donna avendo avuto il primo ciclo mestruale e qui si consuma un rituale iniziatico anche un po’ cruento, ultimo atto di un complesso processo di “passaggio” che inizia molto tempo prima. Parlo al presente perché i Tikuna svolgono ancora queste pratiche rituali.
La bambina, infatti, all’approssimarsi di questo fatidico giorno, viene allontana dalla tribù e portata a vivere con una anziana del villaggio in una capanna nella foresta, dove verrà istruita sulla vita da adulta, intanto, al villaggio, il padre e i parenti pescano e cacciano prede per la grande festa.
Nell’ultima notte del rito la giovane viene aspettata da tutti e, al suo rientro in comunità, viene fatta ballare al ritmo incessante delle percussioni che accompagnano svariati canti che sono più che altro formule propiziatorie per gli spiriti benigni. Quindi la ragazza viene messa al centro del tappeto rotondo “Madre del Vento” che è simbolo della grande venerazione che hanno i Tikuna per questa forza naturale. Qui avviene qualche cosa di molto forte: le anziane del villaggio strappano uno ad uno tutti i capelli della chioma della ragazzina fino a farla diventare completamente calva, fatto che le servirà a ricordare ciò che ha imparato in questi giorni e l’inizio della sua nuova vita. Per tranquillizzarvi vi dirò che prima le sono state date da bere delle pozioni alle erbe che l’hanno debitamente stordita e anestetizzata. Resta il fatto che per noi “occidentali civilizzati” suona tutto molto strano e crudele, tanti secoli di “modernità” ci separano da queste antichissime tradizioni.
Alla fine del rito, che è caratterizzato anche da canti e balli gioiosi con l’uso di maschere per allontanare gli spiriti maligni, la giovane viene purificata con un bagno nelle acque di vicino un fiume.
Ecco spiegata “Ori”, la statua di Tonina Cecchetti, la bambina completamente calva che si incontra all’ingresso della Mostra del museo Missionario dell’Amazonia di Assisi.
La statua che con il suo aspetto solenne, quasi fosse un antico simulacro egizio, esibisce il suo grembo di donna incinta, un accenno forse al fatto che la recente condizione di fertilità non tarderà a dare i suoi frutti. Questa, come le altre opere di Tonina Cecchetti, tutte misteriose , straordinarie, polimateriche (l’artista usa infatti la ceramica, il gesso, ma anche l’oro zecchino, a seguire stoffa, pelle e altri materiali) ci conquistano e ci coinvolgono in un “poetico racconto”, basti pensare a quella denominata “Sguardi sul mondo” o a “Dialoghi interni”, che sono un vero e proprio omaggio non solo al Rito della MOCA NOVA degli Indios Tikuna, ma al mondo della donna in generale e alla “sacralità della vita”: vita antica e vita che perennemente si rinnova, di cui il corpo femminile è ancora l’unico meraviglioso e misterioso scrigno. Buona visita!
S. S
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