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"N" DI NATALE E NAZISMO



Il più grande problema di una dittatura è che non concede libertà. Questa vi parrà una considerazione banale; ma immaginate di trovarvi nei panni del povero dittatore che, pur di conservare l'integrità della propria immagine, deve metterla in atto in ogni sua declinazione,innalzarla a dogma, e insomma fare il necessario pur di limitare le opinioni di ciascuno. Immaginate ora che ci si metta d'impegno; che dico? fin troppo d'impegno, tanto da variare le ricorrenze dello stato, modificarne modi di dire e di fare, riscrivere canzoni e reinterpretare tradizioni in favore della propria cultura nazionale, eliminando ogni traccia straniera. Immaginate ora che finisca per credere smodatamente nella causa, e che caschi di fronte al mondo con uno scivolone spettacolare. Ecco, otterrete pressappoco un’immagine di Adolf Hitler mentre prova a cambiare lo status del Natale da “festa per una teorica pace per tutta l’umanità” a “festa per la pace nazionale e domestica” - come compare in un articolo propagandistico del ‘37 -. Dopotutto, per un nazista fervente come lui era inconcepibilesupportare “un prodotto di una cultura orientale”, e il Natale doveva diventare “germanico, celebrazione dello spirito tedesco, dell’etnia tedesca, del sangue tedesco”: doveva, distaccarsi dalle credenze cristiane per riportare il paganesimo delle antiche tribù, o ancor meglio quello più moderno dei nazisti estremisti.

Qui sotto vi presento un compendio delle modifiche apportate dal Fürer per tenere alto il morale dei nazisti durante le festività del triennio 1941-43.

Buona lettura.


-La stella in cima all’albero? “Blasfemia!” dice Hitler. A cinque punte ricorda quella della bandiera dell'U.R.S.S, a sei la stella di David. Meglio evitare l'ambiguità e optare per una runa o una svastica, simbolo nazista legato al più germanico sole.

Lo stesso albero di natale, Christbaum in lingua originale, è tristamente rinominato dalla stampa “albero di luce”, o anche, nei casi di estrema originalità, “abete”. 

-Babbo Natale va è estirpato, è evidente. Si ispira alla figura di un vescovo turco (San Nicola di Mira); un vescovo turco santo, per giunta, e che quindi, più o meno direttamente, costituisce un pericolo per la cultura tedesca. Però badate bene, non è tutto da buttare: “Ha la barba?” si chiede il Führer. Sì. “È uomo?” Sì. “Vola?” Sì. “Ha i superpoteri?” Tecnicamente. Allora, dice Hitler, è Odino, dio pagano tradizionalmente di buon cuore. Se ne convince al punto da ordinare la stampa di poster che lo raffigurano come “Uomo del solstizio”, al trotto su un destriero bianco e con addosso un sacco colmo di regali.

-I canti di Natale non sono più di moda, diciamocelo. Inneggiano alla figura di Cristo come se fosse lui il salvatore dell'umanità. “Che errore da principianti!” dice Hitler, “il salvatore dell'umanità sono io.” E allora raccatta Rosemberh e Himmler per tirar giù un abbozzo della nuova “Astro del ciel”. Dopo un'accurata ristrutturazione, ecco che si assiste al vero miracolo di Natale: il testo presenta ora numerose lodi al nazional-socialismo, e al posto del Bambinello c'è il Führer.

-In tedesco, "Natale" si dice “Weihnachten” o “Weihnacht”. Questo termine, a differenza dell'inglese “Christmas”, non contiene riferimenti diretti al cristianesimo perché deriva dal medio alto tedesco “Wīhennahten”, che significa "notti sacre”. Insomma, in teoria non ha niente di antitetico al regime, solo che Hitler ci tiene così tanto a fare una bella figura che lo storpia in Rauhnacht (“La notte aspra”). Così, giusto per dare quella sfumatura di amarezza in più.

-Con le decorazioni dell'albero ci si può sbizzarrire: vanno bene aquile, teste di Hitler, svastiche, mitragliatrici in miniatura, granate e, per farla breve, tutto ciò che può far felice un dittatore degno di questo nome.

-Ricordate di accontentare anche i bambini: “Non li si può mica lasciare a bocca asciutta” dice Hitler. E infatti mette in moto i produttori di dolciumi affinché confezionino soldatini delle SS di cioccolato, torte e pasticcini con la forma di svastiche e simboli nazisti.

-Per i festeggiamenti e gli addobbi, si tenga presente che l'accadimento cardine della celebrazione non è più la nascita di Gesù Cristo, ma il più modesto solstizio d'inverno, ovvero il momento in cui il sole “rinasce”. Quindi che cessi l'utilizzo di simboli cristiani! Conviene lasciar spazio al simbolo del sole per eccellenza: di nuovo lei: la svastica.


L'elenco appena letto è reale, ma anche e soprattutto scritto con la speranza di strappare qualche sorriso. 

Io stesso, venendo a sapere di queste notizie per la prima volta, mi sono messo a ridere; e non l'ho fatto tanto per il contenuto o per la pensata, quanto più per la sfrontatezza con cui un regime ha voluto storpiare una festa radicata nella cultura di massa come il Natale; e ancor di più per il poco senno che lo ha portato a credere che tale storpiatura fosse una buona idea. Diciamocelo: non c'è stato alcun ritegno in una manovra del genere, né alcuna logica, al di là di quella della dottrina. Tra l'altro, a conti fatti, si può dire che il tentativo sia stato del tutto ridicolo, oltre che fallimentare, perché dopo la caduta del regime nazista i festeggiamenti sono tornati quelli di prima in tutta la Germania. Se vi sentite un po’ giù di morale per chi ha dovuto passare il Natale in certe condizioni, guardate insieme a me il lato positivo: ci resta una morale, nascosta da qualche parte tra gesti così scellerati: l'imposizione di un ideale conduce inevitabilmente a stranezze e irrazionalità. Ed è con questa notizia bomba che auguro buone feste a chiunque sia giunto fin quaggiù. 

Frohe Weihnachten!

Tommaso Tosti 4I

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