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TEMPI MODERNI E MARX


Charlie Chaplin nel film del 1935 “Tempi moderni” cerca di trasmettere con ironia un messaggio progressista, rappresentando la vita della gente comune di quei tempi, oppressa dal consumismo e da nuove tecnologie e da ritmi di lavoro che cercavano di portare a uno sviluppo a cui ancora non si era pronti.

Hegel sosteneva che i personaggi storico-universali vengono usati dallo Spirito del mondo per portare cambiamenti che stanno già avvenendo nel profondo, perché necessari per quel determinato stato, ma per i quali serve qualcuno che possa metterli in evidenza grazie alla sua forte personalità.

In “Tempi moderni” ci viene rappresentata una situazione opposta, sempre ironicamente, tramite il macchinario Bellows feeding che cerca di aumentare la produttività e battere la concorrenza eliminando i tempi di pausa pranzo. I cambiamenti proposti che il film racconta erano ben al di sopra delle capacità e delle competenze dell’uomo, tanto che non riuscirono a bypassare neanche il periodo di prova.

Il protagonista rappresenta uno sfortunato operaio che va incontro a situazioni per lo più ironiche, ma che permettono di riflettere riguardo alla sua scarsa acquisizione di coscienza di classe. In carcere, per aver sventato una rivolta, gli vengono concessi una serie di privilegi ai quali non vuole rinunciare neanche nel momento in cui viene rilasciato con tanto di lettera di merito per trovare lavoro più facilmente. Cerca di farsi arrestare nuovamente e preferirà scappare con una ragazza rimasta orfana e allontanata dalle sorelle. La giovane ha un ruolo molto importante, ma che Marx non apprezzerebbe, perché distoglie il protagonista dal suo obiettivo di rivolta e acquisizione di coscienza di classe, insegnandogli a vivere con quello che si ha e come si può, ma sempre con il sorriso stampato.

“In cosa consiste ora l’espropriazione del lavoro? In primo luogo, in questo: che il lavoro resta esterno all’operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l’operaio quindi non si afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato, ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale, ma mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito.”


Manoscritti economici filosofici del 1844 Marx

Nel film Chaplin, con i suoi personaggi, ci rappresenta esattamente questo concetto che Marx aveva espresso nei suoi manoscritti: l’uomo che diventa lui stesso la merce delle pratiche industriali, mirate ad ottimizzare la produttività, ma che rendono l’uomo una sorta di macchinario, come mostrano i tic dovuti al ripetere per molte ore lo stesso movimento.

Presto diventa chiaro che anche le altre mansioni a cui l’operaio viene costretto non riusciranno mai a favorire un vero rapporto sereno con il lavoro, ma saranno sempre causa di qualche problema. Solo negli ultimi minuti del film, nel momento in cui sarà l’uomo a poter decidere come approcciarsi al lavoro, cantando ciò che vuole, riceverà il successo che si meritava per aver trovato una sua dimensione in cui esprimere senza limiti ciò che lui stesso vuole e sa fare, non dovendo essere una sorta di macchinario di proprietà altrui.

Nei primi trent’anni del Novecento gli Stati Uniti si trovarono ad affrontare un periodo di Depressione, caratterizzato dal crollo della borsa, da una notevole diminuzione del PIL e soprattutto da un aumento del tasso di disoccupazione nella maggior parte dei settori. Chaplin, tramite il film, ha l’obiettivo di mettere in luce le condizioni dei disoccupati e della classe operaia, rappresentati rispettivamente dal papà della giovane coprotagonista e dal protagonista stesso. Il clima sociale evidenziato esprime a pieno come in quel determinato periodo storico le fabbriche continuassero ad essere viste da moltissime persone come un grande possibilità, nonostante l’evidente sfruttamento che vi si perpetrava. Si parla dunque di un periodo in cui molte persone erano disposte a tutto pur di avere uno stipendio minimo. Il film finisce con l’allontanamento dei due protagonisti dalla città, ma con il sorriso e il desiderio di ripartire per una vita forse meno sfrenata e lontana dalle città che cercano di progredire con l’industrializzazione non curanti di salvaguardare le persone travolte da questa tempesta.


Pietro Ciacca 5D



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